5 Febbraio 2024

Fantozzi celebrato a teatro nella sua Genova

Fabrizio Lopresti ha visto lo spettacolo che fa rivivere a teatro i personaggi creati da Paolo Villaggio con la regia di Davide Livermore.

5 Febbraio 2024

Fantozzi celebrato a teatro nella sua Genova

Fabrizio Lopresti ha visto lo spettacolo che fa rivivere a teatro i personaggi creati da Paolo Villaggio con la regia di Davide Livermore.

5 Febbraio 2024

Fantozzi celebrato a teatro nella sua Genova

Fabrizio Lopresti ha visto lo spettacolo che fa rivivere a teatro i personaggi creati da Paolo Villaggio con la regia di Davide Livermore.

È arrivato quel giorno, quel famoso giorno che in tanti aspettavamo. Innamorati o no di Fantozzi, di quella che venne chiamata l’ultima maschera della Commedia dell’Arte dopo il Signor Bonaventura, in molti abbiamo gestito con trepidante attesa quei mesi – una volta uscita la notizia – che il Teatro Nazionale di Genova avrebbe messo in scena le gesta del nostro eroe pseudoromantico e assai sfigato dal nome Ragionier Ugo Fantozzi.

Subito è balenato in mente chi potesse incarnarne le sventure, chi interpreterà mai la Pina, Filini, la signorina Silvani?

Per chi, come me, ha amato profondamente la saga fantozziana (personalmente mi fermo ai primi due film) e i suoi libri, giornata più felice non poteva esserci. Finalmente, Fantozzi a Teatro.

Ricordare Paolo Villaggio e il suo talento è buona regola, sia per la sua genovesità sia per quel talento che è stato capace di regalarci personaggi memorabili. Lo ricordo anche a Teatro ne “L’Avaro” con la regia di Puggelli. Lo ricordo ne “Il segreto del bosco vecchio” di Olmi, lo ricordo in tv, sprofondare in un pouf negli sketches con Gianni Agus in un improbabile colloquio alla Giandomenico Fracchia. Lo ricordo per le strade del centro storico della città a raccogliere voti quando decise di candidarsi in politica con Democrazia Proletaria.

Davide Livermore – ed il suo staff – ha rielaborato un autentico piccolo grande miracolo. Emozionante vedere il foyer del Teatro così gremito, la sera della prima. Così gremito anche le repliche seguenti e riconoscere nel viso delle persone quella sottile malinconia che trasmette il nostro Ugo, ancora più tragicomico di “Marcovaldo”.

C’era tutta Genova, mi sento di dire. C’era chi aspettava al varco questo evento che con la sua storia ci accompagna dal 1971, con l’uscita del primo libro dedicato a Fantozzi, mentre il primo film della serie cinematografica è del 1975, campione d’incassi del biennio 1974-75, successo bissato l’anno successivo dal secondo capitolo. Il personaggio, nato come raffigurazione dell’uomo inetto e sfortunato vittima della prepotenza, “è entrato nell’immaginario collettivo per la sua grottesca attitudine alla sudditanza psicologica verso il potere e come esempio di uomo medio vessato dalla società e alla continua ricerca di un riscatto”, così diceva Paolo Villaggio.

Un po’ come noi, che cerchiamo di lasciare un segno nella vita sperando di non cadere nella trappola del gioco di potere, del capoufficio che ci illude, del Megadirettore che ci sfrutta, della signorina attraente che lavora di fianco a noi e che rimane un sogno irrealizzabile non felici della vita che staremmo (non per volere nostro) conducendo.

Mi è difficile recensire questo spettacolo, ne sono troppo di parte. Perché sono di Genova, perché i miei primi e ulteriori passi nel lavoro in Teatro li ho compiuti proprio qui al Nazionale, perché ho passato l’adolescenza a citare battute, fare scherzi al telefono, mettere in scena episodi dei suoi film con amici e fratelli. L’accento svedese di Fantozzi al telefono intento a dissuadere il Direttore dal partecipare alla Coppa Kobram è esilarante, il capodanno del Maestro Canello al grido di “ritmo, ritmo”, la partita di pallone scapoli e ammogliati indimenticabile.

Livermore, da quel Maestro di Teatro qual è, ha affondato artigli e idee in quello che potrebbe essere l’evento teatrale dell’anno, annunciando una scenografia completamente acustica, per ricercare la poetica e il sistema rappresentativo dell’Universo Fantozziano. “C’è differenza tra imitare e interpretare – dichiara il regista – Noi non imitiamo i film, interpretiamo i romanzi”. Ed è questo il bello dello spettacolo. Chi si aspettava una infilata di ricordi cinematografici resterà deluso, ma poi si ricrederà perché la sua forza è proprio la letteratura “fantozziana” capace di trasformare la vita di un ometto alquanto inutile in una rappresentazione letteraria degna di essere mai dimenticata, così è.

“Cosa ci può dire oggi un personaggio come Fantozzi, ambientato negli anni ‘70? – chiede Livermore – Oggi il ragionier Ugo Fantozzi è un personaggio politico pesante. Fantozzi aveva il posto fisso, le ferie pagate e 13 mensilità. Non aveva contratti francobollo da Co.Co.Co. E voi? I ragazzi di oggi? Fantozzi oggi è una forza politica dirompente, che esprime un’altissima cultura in grado di agire sulla nostra contemporaneità”.

Molti di noi invece oggi non hanno il posto fisso, non hanno e non avranno mai la 13esima, né malattie e ferie pagate. Dunque chi è stato più coraggioso? Lui, nell’accettare una vita come quella che racconta? Non certo noi che continuiamo a sbeffeggiarlo”.

L’adattamento è stato curato da Gianni Fantoni, Davide Livermore, Andrea Porqueddu e Carlo Sciaccaluga. Il cast è stato selezionato con oltre 600 self-tape, fino ad arrivare a 50 audizioni in presenza tra Genova, Roma e Torino.

E tra tutti Gianni Fantoni emerge e si identifica in un Fantozzi reso uomo, carne e ossa, spasmi e paure, sconfitte e illusioni. Lui non copia, lui agisce e ci riesce molto bene da attore talentuoso che rincorreva questo sogno da tanto tempo.

“Questo spettacolo è un sogno che inseguivo da dieci anni – racconta Gianni – ne avevo parlato addirittura con lo stesso Paolo Villaggio: e così ho scoperto che nemmeno a lui era venuto in mente di trasformare i suoi testi in uno spettacolo teatrale. Amo questo personaggio da quando ero ragazzino: a farmelo scoprire era stato un mio prof delle medie.
La mia voce è adiacente a quella di Fantozzi/Villaggio, è stato facile iniziare ad imitarlo. Ma ogni volta che stavo per realizzare lo spettacolo, si verificava qualche intoppo. Ora ci siamo finalmente riusciti. Il registro di questo spettacolo è il comico, ma la dimensione è quella del sogno: come nel teatro con la T maiuscola. Secondo me uscirete dalla sala diversi da come siete entrati”.

In scena è tutto un calembour di situazioni, risate, trovate sceniche (come quella di far interpretare agli attori voci e rumori come fanno i doppiatori del cinema davanti al microfono, o i rumoristi, mentre usano oggetti tra i più disparati per rievocare sonorità western) e di emozioni al limite del paradossale, sfiorando anche le tragedie shakespeariane come nel finale, mentre Fantoni/Fantozzi (un nome un destino?) prende in mano il teschio del buffone di corte, come fa Amleto quando lo raccoglie dalla terra nella fossa che stanno scavando per seppellire Ofelia. Ed è così che Amleto ricorda i lazzi che Yorick, l’ex buffone ora teschio, faceva a lui ragazzo.

Come Fantozzi fa, in fondo a tutti noi, capovolgendo nell’emozionante finale teatrale, il destino: il suo e il nostro.

Come a volerci dire: “guardate che forse da me avreste dovuto imparare qualcosa, merdacce”.

Applausi a scena aperta, tanti e ripetuti.

TOURNÉE 2024 FANTOZZI. UNA TRAGEDIA” (in aggiornamento):
16 – 18 febbraio 2024, BOLOGNA Teatro delle Celebrazioni
19 febbraio, AVEZZANO Teatro dei Marsi
5 – 14 aprile, MILANO Teatro Lirico

Una Produzione Teatro Nazionale di Genova, Enfi Teatro, Nuovo Teatro Parioli, Geco Animation, Drammaturgia di Gianni Fantoni, Davide Livermore, Andrea Porcheddu, Carlo Sciaccaluga

Regia di Davide Livermore

Interpreti

Gianni Fantoni, Paolo Cresta, Cristiano Dessì, Lorenzo Fontana, Rossana Gay, Marcello Gravina, Simonetta Guarino, Ludovica Iannetti, Valentina Virando

Foto di apertura: Nicolò Rocco Creazzo

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Fabrizio Lopresti

Fabrizio Lopresti, autore, giornalista e regista, nonché attore della famosa sitcom “Sensualità a Corte”. Viaggiatore di cultura, per la rubrica culturale di The Way Magazine tratta di tutto quello che potrà nutrire l’anima. Festival, rassegne, cinema, mostre, libri, viaggi interspaziali e musicali. Tutto in prima persona, vivendo quel momento per raccontarlo ai lettori. “Perché la cultura sociale ci aiuta a vivere meglio, ci aiuta a diventare persone migliori”, dice.
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