“Gidio, simo noi apri, te semo venuti a fa’ na’ visitina Gidio, apri! “. Era il 1995 e appena sentii questa battuta capii che chi avevo davanti avrebbe costruito un percorso di Teatro che difficilmente sarebbe stato dimenticato. Quel viso così trasformabile, quella voce ben identificabile che gioca sulle sonorità e sui toni, attraverso tele squarciate dove il talento istrionico esplodeva prepotentemente, avrebbe accompagnato il pubblico per lungo, lungo tempo. Antonio Rezza, nato a Novara ma cresciuto a Nettuno, dopo i primi esordi teatrali nel 1985 incontra, due anni dopo, l’artista e scultrice Flavia Mastrella con la quale instaura un lungo sodalizio artistico e sentimentale. Il loro duo prenderà il nome RezzaMastrella.
Le loro prime opere teatrali (Nuove parabole, Barba e cravatta, I Vichinghi elettronici) ricevono una buona accoglienza della critica. In questi spettacoli Antonio recita interagendo con l’allestimento creato da Flavia, i suoi famosi “quadri teatrali”, stoffe sapientemente strappate per permettere a Rezza di essere visibile attraverso esse.
Un film al festival di Venezia, spettacoli innovativi, cortometraggi, documentari e programmi televisivi – tra i quali Pippo Kennedy Show – confermano il grande talento della coppia che riceve, nel 2018, il Leone d’Oro alla carriera.
“Hybris”, la nuova produzione della stimata ditta “RezzaMastrella”, approda in questi giorni al Teatro dell’Elfo di Milano (Teatro dall’ospitalità e dalle produzioni intelligenti e talentuose) in scena fino al 27 novembre con l’impianto scenico di Flavia Mastrella, apparentemente minimale ma capace di traghettare lo spettatore in una varietà di universi modificandoli metafisicamente in appartamenti, grazie solo ad una porta che Rezza, ed il resto della compagnia composta da Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli e Maria Grazia Sughi, trasportano e “viviono” a mano e aprendoci a mille storie, mille umori, vicissitudini, incontri, pianti e risate. Spesso anche di dolore.
Ma che cosa è Hybris? Forse un punto di vista, una distanza, un senso di vuoto. Forse è solo la consapevolezza che qualcosa divide l’essere umano da tutto ciò che lo circonda: dall’amore, dal lavoro, dal sesso o magari lo avvicina, avendo una casa piccola piccola forse sarà più facile avere rapporti sessuali visto lo spazio esiguo di sopravvivenza. E se questi atti avvenissero con un consanguineo, quale e di chi sarebbe la colpa? Del catasto? O forse non si fa in tempo a innamorarsi perché si perde troppo tempo nelle convenzioni familiari, nella presentazione, nel dialogo.
Antonio Rezza, abile affabulatore, l’unico a mio avviso in Italia ad “ubriacarti” di recitazione, ti porta ad una consapevolezza maggiore. Quella del dubbio. E il dubbio fa bene, perché genera conoscenza e se conosci forse vivi meglio.
Hybris
di Flavia Mastrella Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Enzo Di Norscia, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli
e con la partecipazione straordinaria di Maria Grazia Sughi
(mai) scritto da Antonio Rezza
habitat Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
luci e tecnica Daria Grispino
organizzazione generale Marta Gagliardi, Stefania Saltarelli
macchinista Andrea Zanarini
una produzione RezzaMastrella, La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, Teatro di Sardegna
ufficio stampa Chiara Crupi – Ar7nconnessione