Al Rome Marriott Grand Hotel Flora di Roma c’è la storia di tutta l’aristocrazia mondiale e del jet-set passato da Roma in tempi moderni. Il Rome Marriott Grand Hotel Flora di via Veneto è uno degli stabili più rappresentativi e storici del quartiere Ludovisi, costruito nel 1905 nei terreni abbandonati dalla nobile famiglia romana Borghese, già nel ‘600 faceva parte dei terreni di un’altra famiglia nobiliare romana che da appunto il nome a tutta la zona, i Ludovisi. Dalla sua costruzione, e durante tutto il XX° secolo, il Grand Hotel Flora diventa scenario e centro di alcuni dei momenti più significativi della storia della città. Frequentato già negli anni ’30 da filosofi e scrittori come Paul Valery che dichiarava “A Roma scendo al Flora” fino a Federico Fellini che tra gli anni ’50 e ’60 durante il periodo denominato Dolce Vita, dichiarava scherzosamente “Vado al Flora e totus floreo…”, citando il canto medievale che recita per ardenti passioni d’amore la frase “Totus floreo” ossia “Sono tutto un fiore”.
Da qui sono passati Rita Hayworth e Joan Crawford oltre a personalità del calibro Cassius Clay e il presidente Richard Nixon. Il palazzo nel cuore della città eterna, tornato a nuovo lustro nei giorni nostri soprattutto dopo le recenti ristrutturazioni volute dalla proprietà attuale nella persona di Salvatore Naldi, accoglie oggi i clienti da tutto il mondo ammirati dalla storia dell’hotel ma anche certi degli standard internazionali di qualità del brand d’hospitality Marriott.
L’atmosfera accogliente ed elegante rende il Flora Restaurant una meta privilegiata, grazie alla sua sala dalle luci soffuse, che penetrano dalle finestre con affaccio su Via Veneto.
Il ristorante gourmand, situato al piano terra di uno degli alberghi più importanti di Via Veneto, il Rome Marriott Grand Hotel Flora, un tempo casina di caccia della famiglia Ludovisi, accoglie l’ospite con discrezione e ricercatezza, con la solida eleganza della sua sala dai toni verdi, i raffinati divani e le comode sedute in pelle marrone, circondati da marmi policromi, specchi e legno, accompagnata dall’ospitalità calorosa di un avvolgente salotto di casa. Il design volutamente ricercato, ma senza troppe sofisticazioni, predilige linee pulite e un arredamento leggero e sobrio, per accogliere circa una quarantina di coperti. Questa la filosofia che ha guidato il recente importante restyling anche dell’intero edificio, per far percepire all’ospite il fascino storico e la potenza del luogo, in una piacevole sinestesia tra contemporaneità e tradizione, in cui l’accoglienza e la riservatezza degli avventori sono le priorità e vengono cucite su misura per l’ospite. La nuovissima direzione nella persona di Simone D’Alessandro va ad onorare questa filosofia d’ospitalità che fa di eterno splendore e lusso personalizzato e moderno la sua carta d’identità.
La proposta della cucina è affidata allo chef Massimo Piccolo e parte da materie prime di grande eccellenza per una proposta è così un concentrato di creatività, materie prime di grande eccellenza e rispetto della migliore cucina italiana che si esprimono nella bellezza della cornice del settimo piano dell’Hotel Flora. In questa carta spiccano tra gli antipasti, la Ceviche di ricciola al latte di cocco e lime ma anche Carpaccio di manzo con sedano rapa, olive taggiasche, capperi e tartufo con olio affiorato, piatti che rielaborano la tradizione tenendo fede alle sue regole auree con qualche “licenza di gusto”. Seguono un antipasto di mare come la Zuppa di ceci con seppie scottate e un piatto vegetariano come il Lingotto di Parmigiana con gel di basilico, estratto di pomodoro e fonduta di mozzarella. Tra i cinque primi piatti della carta di questa stagione dello chef Massimo Piccolo non possono mancare gli iconici Spaghettoni del Pastificio Felicetti ai tre pomodori, un piatto classico ma di grande ricerca e con una Materia Prima con le maiuscole. Dal piennolo al datterino fino al pachino, impiegati per la salsa, in questo piatto ogni ingrediente ha una bella storia da raccontare, con un gusto personale da mettere al servizio della portata. Dalla pasta selezionata in uno dei pastifici più importanti d’Italia che con lo chef Massimo Piccolo ha un rapporto privilegiato, avendolo già “ingaggiato” per due cooking show ad eventi gastronomici di rilievo come Identità Golose e FoodExp, fino ai tre pomodori che vengono inseriti in momenti separati nella ricetta per cercare l’armonia perfetta senza che nessun sapore prevalga sull’altro. Così ogni dolcezza e ogni acidità trova il proprio spazio, completandosi, e andando a elevare uno dei piatti più famosi e rappresentativi della cucina italiana nel mondo: la pasta al pomodoro. Una foglia di basilico e un giro d’olio chiudono quest’opera di “pasta e magia” citando la felliniana frase che rende onore a tutta una tradizione di amore per la tavola, ossia “La vita è una combinazione di pasta e magia” dove l’incanto lo fa nascere chi sa valorizzare la pasta in modo unico, come lo chef Piccolo. Parmigiano sì o no? A discrezione del cliente, ma essendo lo chef un purista del prodotto consiglia di assaporarlo senza altre distrazioni, almeno la prima volta.
Anche per le cinque proposte di secondi piatti si può scegliere tra terra, mare ed è sempre presente una proposta vegetale, dunque Costolette di agnello in doppia cottura con crema di carbonara e cime di rapa, Spigola di fondale all’acqua pazza con broccolo viola e Cubo di sedano rapa su crema di cardoncelli e briciole di castagne per fare degli esempi. Una carta dei dolci golosa che comprende Cheese cake alle fragole, Crostatina lemon card e meringa e Semisfera di Tiramisù. Nuovo ingresso nel team del Flora Restaurant è quello del giovane e brillante Simone Cavaterra che prende il ruolo di Restaurant Manager dopo le tante esperienze tra i migliori indirizzi di Roma e di Londra.
Accompagna il menù, una nutrita carta dei vini, con una ricca varietà di etichette regionali, da nord a sud Italia, tra bianchi, rossi, rosé e bollicine e una sezione interamente dedicata agli Champagne. La cucina, inoltre, dialoga in maniera inedita con la mixology curata da Alessio Mercuri che, dopo aver appreso tutti i segreti dell’arte della miscelazione in Italia e all’estero, crea divertenti twist sui cocktail tradizionali, con inusuali accostamenti che si sposano con le preparazioni dello Chef. La sua visione del bar va oltre la più schietta definizione letterale, arricchendosi di significati intangibili che ben si sposano con i valori della proprietà. Il bartender non è un semplice esecutore di cocktail, ma un amico di vecchia data che accoglie l’ospite con un sorriso, intrattenendolo e comprendendone le esigenze. Una visione vincente che si traduce in un locale accogliente e di stampo classico, dagli interni raffinati e avvolgenti, che sussurra un lusso moderno e accattivante, alla portata di tutti.
Tutto questo viene scolpito in una drink list tradizionale, con qualche variazione sul tema, come nei tre signature proposti: lo Skyscraper, cocktail a base di The Botanist Gin con Chartreause Jaune, Maraschino, succo di limone, oleo saccarum e drop
Chambord, che ricorda un grattacielo nella stratificazione cromatica dal viola al giallo dei suoi distillati; lo Shaked Ginger, a base di vodka con l’aggiunta dell’Amaro 33 di Conegliano, con zenzero, Cointreau, succo di limone, dry orange bitter e zenzero fresco; il Cinnamon Old Fashioned, drink affumicato con cannella e chicchi di caffè a base di Buffalo Trace Bourbon, zucchero di canna, Angostura bitter e olio essenziale all’arancia, un piacevolissimo twist sul classico Old Fashioned.