La moda vista dal backstage è ovviamente l’antitesi degli stereotipi che la popolano. È finalmente spettinata, vera, improvvisata, come lo siamo noi ogni giorno nella nostra vita.
Ma è tutto un disordine fatto con stile, eleganza. E soprattutto, la moda è anche dietro le quinte, attenta all’unico totem che riverisce: la bellezza. Non c’è stravaganza che tenga, il retropalco è modulato in nome di un’unica dea, la bellezza appunto, che passa dai contenitori degli abiti, ai tubetti dei cosmetici, alle stampelle. Qui è davvero tutto bello. I truccatori sono più eccentrici dei modelli che hanno 20 anni meno di loro, le addette stampa nevrotiche simulano distensione quando arriva l’invitato dall’estero.
È tutto un turbinio di sorrisi e frasi fatte. C’è anche molta eccitazione, perché ogni sfilata è come se fosse la prima di uno spettacolo teatrale. Solo che qui non c’è possibilità di replica, quindi tutto deve rasentare la perfezione alla prima botta. Poi c’è anche una sensazione (falsata) che è quella di sembrare al centro del mondo. Qui ci sarebbe da aprire un libro, altro che capitolo. Non è la cosa più importante del mondo essere in quel momento in quel posto, anche se non dimentichiamoci che la moda è un lavoro, tra l’altro anche creativo e bello, e va preso sul serio. Ma magari con le pinze. Quindi alla signora che si intrufola nel backstage per arrivare allo stilista e dirgli che non lo rivede da quella volta a Parigi, ditele pure di star calma.
Lo spettacolo nello spettacolo sono ovviamente le modelle. Annoiate e mai sprovviste di smartphone e chewing gum mentre aspettano che si asciughi lo smalto. Entusiaste e collaborative quando possono alzarsi e posizionarsi nell’area delle “pronte alla partenza”. Lì si apre un universo: cameramen e fotografi si appropriano dei volti e degli outfit che più ritengono interessanti e fanno scatti e riprese a caccia dell’esclusiva. E loro, i volti, che fanno? Che tu abbia un cellulare puntato o uno zoom da corsa cavalli, non importa, intercettano il tuo sguardo e quasi ti seguono loro, per farsi immortalare.
In un gesto di mutua soddisfazione narcisistica, in quei pochi minuti che precedono l’apertura della passerella, gli operatori dell’informazione si placano contenti, i volti si prestano col corpo alla vendita del marchio che li ha pagati.
Lo stilista si piazza davanti al “mood” della collezione, che altro non è che un cartellone dove ci sono le diapositive delle modelle con indosso i capi. E da lì racconta, indicando altre foto prese da shooting solitamente del passato, specie altrui, l’ispirazione della collezione. È un momento molto serio, anche se a volte può risultare banale, ma dietro questo racconto c’è il lavoro di uffici stile e abili sarte che dura da mesi. Divertente sfatare altro mito di internazionalità delle sfilate milanesi. Qui l’inglese che si sente è strapazzato, a tratti incomprensibile, mutuato da sentiti dire chissà dove. Infatti poi le giornaliste più lazy si avvicinano allo stilista solo quando viene intervistato dall’inviato italiano di turno. Senza spremersi troppo le meningi, prendono appunti disordinati del divo che parla in italiano. Meglio essere certi di quello che dice.
È nel retropalco, insomma, che la stampa si forma un’idea della collezione che verrà vista dal pubblico. Perché davanti, tra fashion blogger coi cellulari, gente che si sbraccia e fotografi che si agitano non è che si capisca molto. Il tutto dura neanche 20 minuti. La preparazione on location un po’ di più. Noi abbiamo avuto l’esclusiva visione del prima e dopo. E ve lo raccontiamo anche con la gallery qui sotto, scattata nel backstage di Costume National al The Mall di Milano. Starring: Saturnino, Fabio Novembre, Anna Dello Russo e ovviamente lo stilista, Ennio Capasa.