Quando l’anno scorso ha presentato al museo d’arte contemporanea di Chicago, la sua città, una mostra sui piatti da mixer e consolle trasparenti, si è capito tutto. Virgil Abloh, primo creativo di colore a essere ingaggiato da un marchio globale altisonante (4 collezioni a Louis Vuitton), è innamorato del passato. E lo propone nelle sue collezioni per brand di moda e per musei.
Ha appena sfilato una collezione di abiti sartoriali per LV a Parigi per la quale ha decretato la fine dello streetwear dicendo nelle note di presentazione che “l’abito non può definire la personalità di chi lo indossa”.
Per sfuggire alle etichette del tempo, Abloh ha provato anche l’incursione nell’infinito a tempo indeterminato, realizzando il merchandising per la mostra più attesa dell’anno nel mondo, quella su Leonardo al Louvre di Parigi (foto d’apertura).
Contemporaneamente, lui che si è fatto alfiere delle capsule collection da prezzi esorbitanti delle sneakers, con il suo marchio Off-White, ha sfornato scarpe da passeggio in pelle bianca e bianco sporco, con le famose frecce direzionali del brand posizionate sul lato della tomaia, in una collezione chiamata Tornado Warning.
Ma in un’intervista a fine anno scorso, ha profetizzato l’inutilità della rincorsa alle collezioni nuove di moda: “Ci sono tanti vestiti non usati nei vintage shops che sarà il momento di ripescare”.

Off-White è un’etichetta di moda radicata nella cultura attuale con collezioni uomo e donna stagionali. Ma ci sono anche elementi legati all’arredamento prodotti pronti per rafforzare ulteriormente l’approccio lifestyle del brand. La produzione ha sede a Milano perché, si legge nella presentazione del marchio “è una label giovane che abbraccia il presente in maniera sofisticata”.