Martino Midali mi scrive un messaggio ‘ci tengo che vieni in show room a vedere la collezione spring-summer17’.
Ma prima dell’appuntamento, i miei passi mi conducono decisa a pochi metri da casa, davanti al negozio di via Marghera, a Milano.
Perché?
Perché volevo raccogliere ed incamerare la suggestione di una donna che cammina per strada a ‘guardare le vetrine’, quando d’improvviso qualcosa di speciale cattura la sua attenzione, bloccandosi.
Così, mi sono fermata e ho osservato, che è un vedere, anzi un guardare con attenzione, che collega gli occhi con il cuore.
Certo i grigi sono sempre i grigi, i beige sono sempre i beige, i rossi sono sempre i rossi.
I colori sono sempre i colori.
Eppure provate a amalgamarli, a creare una fascia cromatica: non è uguale per tutti.
Certo le righe sono sempre le righe, i pois sono sempre i pois, i disegni geometrici sono sempre i disegni geometrici.
Eppure provate a comporre una simmetria elegante: non è uguale per tutti.
Martino Midali impasta tutto questo tracciato di linee, colori, forme, trasformandoli in abiti imperdibili.
Con quest’idea ho varcato la maison Midali, e quella carica di glamour che mi era rimbalzata dalle vetrine, è diventata conferma nell’enorme salone, nell’ammirare la lunga teoria delle creazioni.
Martino Midali nei giorni del mio incontro, era stato protagonista di una esclusivissima sfilata a Napoli, >overview the winter 17, nella splendida cornice di Casa Dentice di Accadia, fascinosa “Maison de Charme” tra arredi d’epoca ed atmosfere cariche di storia. Da un “salotto napoletano” di un palazzo aristocratico della riviera di Chiaia, all’incontro con me: il maestro Martino Midali arriva, indossa un pullover di una nuance di grigio ineffabile come la sua persona, e mi abbraccia e sorride con la stessa delicatezza dei suoi abiti.
Mi racconti questa collezione spring-summer17 a cosa ti sei ispirato?
Mi sono ispirato al silenzio. Volevo riprodurre negli abiti l’atemporalità di un mondo rarefatto e privo di rumore.
Chi crea, deve ascoltare il non detto, la suggestione del cuore e condurla in un tracciato creativo: che sia un vestito, una gonna, una giacca, una borsa, poco cambia. Non cambia invece, l’intento. Immagino il silenzio creativo un non colore, che come la pagina bianca dello scrittore, o la tavolozza intonsa del pittore, viene scritta dal mio stile.
Quindi esiste per l’artista una linea guida sempre eterna che ad ogni nuova collezione, vira in una direzione diversa e vibra di musica inedita?
Assolutamente. Io ho lo studio qui, e la mia scrivania è il cerchio magico e inaccessibile dove poso le mie suggestioni: scatti rubati, bozze, ritagli di stoffa. Da questo caos, devo comporre il mio senso dell’ordine.
Con questo processo, dalla condizione di inaccessibilità, nasce l’accessibilità dell’abito, e solo allora mi ritengo soddisfatto.
Cosa significa per te una collezione accessibile?
Accessibile significa portabile: diversamente l’abito è un guscio vuoto. E a portabile aggiungo ‘universalmente’ portabile. In una società multietnica come la nostra, un capo non deve discriminare le donne, ma essere indossabile per tutte.
Vedo molto bianco e nero: l’optical sui tuoi abiti assume una suggestione particolare.
Il bianco e il nero sono gli estremi che racchiudono i miei vestiti, sono il rigore e la purezza. Costituiscono la partenza e l’arrivo del mio viaggio creativo. Dentro ho inserito anche vestiti colorati e accesi di rosso e di blue, accanto a quelli moderati e discreti di beige e di grigio.
Riproponi in alcuni modelli per la seconda stagione la ’signature’.
La ripropongo e sarà un continuativo futuro, ed in questo ringrazio le donne che vestono Midali che l’hanno innalzata a un ‘must’. Curiosamente, è piaciuta a tutte le fasce d’età. In fondo, ho fatto ‘parlare’ i miei vestiti, ho fatto raccontare loro il mio messaggio di stile. La mia sincerità, si è tramata assieme alle lettere sull’abito, arrivando al cuore delle donne.
Le linee Midali si rincorrono sui tuoi capi con degli effetti di eleganza soffice e prepotente insieme.
Le righe, i pois, i geometrici, le onde per me sono il tracciato del mio percorso di vita: l’ascetismo delle righe, è il monastero ideale dove mi rifugio a fermare le idee, i pois sono il frizzo creativo, i disegni geometrici sono la strutturazione del progetto, il passaggio dalla fase ideativa a quella concreta, i graffiti sono le rughe dell’anima, le onde sono la flessuosità della stoffa, immancabile nei miei modelli.
I tuoi prossimi impegni?
Sono di partenza, e a me i viaggi creano sempre uno scompiglio emotivo. Io sono un meditativo, amo stare raccolto, in spazi sicuri, con gli amici di sempre. Tuttavia volo felice in Sicilia, a Palermo, dove apro il primo store isolano, e approfitto per effettuare un sopralluogo per una possibile sede catanese. Non mi attende alcuna inaugurazione in pompa magna: come per gli altri punti vendita, mi muovo in sordina. Come detto, è il silenzio la mia dimensione.
Semplicemente mi vedranno là, a presentare una parte intima della mia personalità, riversata sulle mie collezioni.
L’incontro è terminato e la scrittora augura a tutti di suonare le corde del silenzio, per sentire la musica del cuore.