12 Gennaio 2021

L’eleganza made in Italy ha un nuovo ambassador: Alessandro Marinella

Le cravatte e la tradizione partenopea che ha fatto proseliti in tutto il mondo. Questo giovane di 25 anni oggi prosegue in una tradizione gloriosa. Anche innovando.

12 Gennaio 2021

L’eleganza made in Italy ha un nuovo ambassador: Alessandro Marinella

Le cravatte e la tradizione partenopea che ha fatto proseliti in tutto il mondo. Questo giovane di 25 anni oggi prosegue in una tradizione gloriosa. Anche innovando.

12 Gennaio 2021

L’eleganza made in Italy ha un nuovo ambassador: Alessandro Marinella

Le cravatte e la tradizione partenopea che ha fatto proseliti in tutto il mondo. Questo giovane di 25 anni oggi prosegue in una tradizione gloriosa. Anche innovando.

Alessandro Marinella, membro di famiglia Marinella, la dinastia celebre a Napoli e nel mondo per le cravatte esportate ai potenti della terra, è da qualche tempo il front-man aziendale. Marinella è un’azienda sartoriale a conduzione familiare fondata nel 1914 da Eugenio Marinella a Riviera di Chiaia, Napoli, specializzata nella realizzazione di cravatte ed articoli di abbigliamento di lusso.

Per ritrovare la stessa magia di oltre 100 anni fa basta recarsi nella piccola bottega , originariamente di 20 metri quadrati, un grazioso salotto di élite affacciato su Piazza Vittoria a pochi metri dal lungomare, ancora oggi uno dei punti più esclusivi di Napoli e zona di passeggio dell’alta società partenopea dell’epoca e di oggi. Cosa è cambiato? La demografia degli acquirenti e anche dei produttori, visto che Alessandro è uno degli under 30 più eleganti d’Italia e a pieno titolo ha in mano il ruolo di ambassador dell’eleganza italiana nel mondo.

Alessandro Marinella, 25 anni, responsabile processi aziendali della E. Marinella a Napoli, nel laboratorio dell’azienda di cravatte sartoriali.

Alessandro, ci descrivi come è oggi l’azienda E. Marinella?

Io oggi curo i processi aziendali e mi occupo dei nuovi progetti. Faccio la gavetta affiancando mio padre Maurizio che guida l’azienda. La lavorazione avviene ancora nel laboratorio napoletano ubicato sulla Riviera di Chiaia a pochi passi dal negozio. Le sarte ogni giorno realizzano 150 cravatte seguendo specifici passaggi di lavorazione. Le pregiate sete, sin dalla fondazione, sono stampate a mano in Inghilterra in esclusiva per E. Marinella.

Avete punti vendita diretti a Roma, Milano, Tokyo e corner shop in tutto il mondo. Cosa vi rende così appetibili al compratore estero?

L’azienda ha 106 anni e questa è tanta storia, un cammino che crea affezione, nonostante i cambi generazionali sia di chi produce che di chi acquista. Siamo arrivati a un punto dove la tecnologia e velocità di cambiamento è repentina e comporta sapersi adattare. Il non essere al passo con i tempi è sempre un rischio, pur essendoci da sempre la volontà di mantenere il nostro dna. Credo di essere confortato dalle grandi soddisfazioni e gioie, sono stato fortunato a dedicarmi all’azienda di famiglia. Da quando sono sui social media ho ricevuto messaggi di devozione per Marinella e per Napoli, forse perché la passione che trasmettiamo è tangibile.

Ormai è quasi un anno che la vita del mondo è cambiata. Chi compra cravatte oggi che si sta più in casa?

Le lauree ci sono sempre, i ragazzi che iniziano a lavorare e sono in smart working in mutande per fortuna nella parte superiore del corpo hanno delle necessità. Per il resto siamo fiduciosi che con l’arrivo del vaccino, Marinella supererà anche il virus.

Tu personalmente da cosa sei mosso in questo ruolo professionale?

Sento la responsbilità enorme a portare il cognome Marinella, sai che in questi casi ti corrispondono oneri e onori. Sono la quarta generazione ed è inevitabile che si facciano paragoni con i precedenti. Ho 25 anni e ho iniziato da tre anni dopo la laurea in Economia aziendale. Sono andato a vivere a Londra per fare esperienza, perfezionare l’inglese e ho continuato la tradizione familiare una volta tornato. Questa è la benzina che mi spinge a fare sempre meglio.

Scene di vita al lavoro: papà Maurizio e figlio Alessandro Marinella nella boutique di Riviera di Chiaia a Napoli.

Sei molto seguito sui social media, hai 21mila persone che ti guardano ogni giorno. Che rapporto hai con l’esposizione pubblica?

Per i social network aziendali, abbiamo un’agenzia che li cura ma tutte le info sono sotto nostra indicazione. Personalmente sono più per il contatto umano, le partnership digitali però mi piacciono. Sono molto legato all’immagine dell’azienda, credo sia necessario essere sui social, si sta creando un bel seguito per effetto della nostra comunicazione. Mi sono affiancato recentemente a BMW e allo Champagne Mumm. Mi fa piacere collaborare con brand che sono nel nostro stesso mondo. Anche per questo ho accolto con gioia l’invito a essere giudice al Vinitaly. Cerco di selezionare molto ma soprattutto mi guida l’idea di comunicare esperienze belle.

Cosa credi di poter fare per la tua Napoli?

Forse ci siamo adagiati, allo stesso tempo sono fiducioso in una riscossa. Il fatto di essere tornato dall’estero per prendermi cura del prodotto di famiglia è già un segnale da parte mia. Voglio restare qui e impegnarmi. Recentemente avevamo ipotizzato di istituire il ‘made in Naples’ all’interno del ‘made in Italy’, credo sia una giusta iniziativa. Preservare i creatori di stile ma anche chi si adopera per mantenere vivo il patrimonio artigianale, dai pastori di San Gregorio Armeno agli impagliatori di sedie. L’Italia si basa su questo, sul know-how dell’artigianalità che è la motrice dell’eccellenza di prodotti. Vogliamo preservare queste realtà e il nostro ruolo nel tessile di qualità.

Sei giovane ma già hai attraversato varie fasi di crollo e risalita di Napoli. In che momento siamo ora?

Sento fiducia per il dopo pandemia. Napoli ha vissuto momenti tragici, come l’emergenza rifiuti, o la stagione della criminalità diffusa. Ma da napoletano ho visto miglioramenti per il turismo, ordine sociale e per fortuna anche molti amici che arrivano dall’estero con titubanza poi si sono ricreduti. La città negli ultimi anni ha fatto passi da gigante. La sicurezza e il decoro sono al primo posto e, mi rendo conto che non è facile, dovrebbero essere estesi anche tutta la provincia, altrettanto bella. Solo allora ci sentiremo soddisfatti.

La boutique di E. Marinella a Napoli è famosa per ospitare tutti i Presidenti della Repubblica a Napoli, quando si trovano in città per visite ufficiali o per la permanenza nella residenza ufficiale di Villa Rosebery. Questa foto ritrae il Presidente Francesco Cossiga, ottavo presidente della Repubblica dal 1985 al 1992.

Parlaci dell’eredità che si respira nel famoso negozio Marinella. Perché è così speciale venire lì?

Non è mai stata fatta alcuna modifica stravolgente al negozio, quindi è rimasto com’era. Nel corso degli anni da lì sono passati i più grandi personaggi. Veniva Totò e insegnava a tutti come annodare il papillon. Poi ci sono stati gli illustri clienti, dai presidenti italiani a quelli americani. In occasione dei 100 anni dell’azienda è stato organizzato un evento a Palazzo Reale e al Teatro San Carlo, nel giugno del 2014, e in quella occasione abbiamo installato pannelli fotografici con le tappe della storia aziendale che oggi sono visibili su appuntamento al secondo piano di Palazzo Satriano.

Che rapporto hai con i tuoi famigliari?

Quando leggo oggi le vecchie lettere che venivano recapitate da clienti da tutto il mondo penso a quanta stima hanno raccolto. Chi mi ha portato in questo mondo è mio padre Maurizio, non tanto imponendomi la scelta, ma con il suo esempio. Lui è sempre stato dedito al lavoro. Ma lo faceva con gioia anche quando ero piccolo, tornava a casa e voleva tornare a lavoro, questa cosa ha creato dentro di me tante aspettative. Ho visto il seme della felicità nell’attaccamento a questa attività. Nonostante abbia tante passioni come la cucina e la psicologia, non ho mai visto qualcos’altro oltre l’impegno con Marinella.

Che look preferisci per le tue giornate?

Facendo il mio lavoro sono sempre in giacca e cravatta e gli abiti li cambio spesso perché inevitabilmente si usurano…Per fortuna Napoli ha sarti da uomo molto validi, contende a Savile Row il primato della sartoria.

Cos’è l’eleganza per te?

Gli abbinamenti, le composizioni della spallina, della giacca e del pantalone. L’uomo elegante in giacca e cravatta è un concetto che si rinnova da cento anni. Si cambiano i guanti e i bastoni, altri accessori fanno la loro parte come la coppola o i berretti. La cravatta in principio era un foulard che non arrivava ad altezza della cintura perché si usava il panciotto che copriva quella parte. Oggi la cravatta è un accessorio fondamentale per la moda maschile.

E quale pensi sia la particolarità delle cravatte firmate Marinella?

Le nostre cravatte hanno la lavorazione lunga e onerosa con sete stampate a mano in Inghilterra, che garantisce un altro tipo di consistenza. Da ogni square di tessuto si ricavano circa 4 cravatte perciò non ci sono doppioni. Abbiamo cercato, col tempo, di non essere focalizzati solo sulla cravatta ma arrivare al total look, producendo portafogli e altra piccola pelletteria, cinture, ascott caratterizzati da inserti di seta che è il materiale che ci contraddistingue.

Sei un ragazzo che porta il nome dell’eccellenza italiana all’estero. Ci racconti come ci vedono?

Ho la fortuna di viaggiare e posso dire che in Giappone idolatrano i napoletani. Il nostro popolo viene visto proprio come modello da seguire. Secondo me il rilancio può partire anche facendo vedere attraverso il web cosa abbiamo, Napoli ha tante carte per trasmettere la bellezza dell’artiginalità e la giusta ricchezza paesaggistico-culturale. Probabilmente solo Roma equivale a tanta abbondanza. E bisogna saper comunicare, invogliare a informarsi su cosa è Napoli, e soprattutto mantenere le promesse e non fallire sulla prova del nove. Credo che tutti il settori, dal food alla cultura, ne gioverebbero.

Dacci qualche consiglio di stile: come abbinare bene le cravatte?

Paradossalmente la cravatta è l’accessorio che permette di osare senza esagerare. Nei tempi si sono usate sciarpe, calzature esuberanti. Anche un’icona di stile come Gianni Agnelli è stato pioniere dell’innovazione senza mai essere eccessivo. Propendo per questa lezione.

Che colori accosti all’eleganza maschile?

Bisogna essere fieri di ciò che si indossa. Mio nonno diceva di Totò: lo smoking non tutti lo sanno portare, perché tende a far risultare rigidi, lui lo sapeva portare anche non essendo una figura imponente. Quando si vuole essere classici, la cravatta blu e grigia è un must, con microfantasia. Se ci si sente esuberanti, non ci sono limiti con utilizzo del colore: con abito blu e camicia bianca se si abbina in maniera consona, si ha sempre un tocco di eleganza. Altri colori indicati per far colpo con eleganza sono il grigio canna di fucile e il verde inglese. L’azzurro è un colore napoletano, vero, ma la cravatta che richiama Napoli è la bianca a fantasia indossata su camicia bianca.

Servizio fotografico ad Alessandro Marinella a cura di Simone Prezioso.

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Christian D'Antonio

Christian D’Antonio (Salerno,1974) è direttore responsabile della testata online di lifestyle thewaymagazine.it. Iscritto all’albo dei giornalisti professionisti dal 2004, ha scritto due libri sulla musica pop, partecipato come speaker a eventi e convegni su argomenti di tendenza e luxury. Ha creato con The Way Magazine e il supporto del team di FD Media Group format di incontri pubblici su innovazione e design per la Milano Digital Week e la Milano Design Week. Ha curato per diversi anni eventi pubblici durante la Milano Music Week. È attualmente ospite tv nei talk show di Damiano Gallo di Discovery Italia. Ha curato per il quartiere NoLo a Milano rassegne di moda, arte e spettacolo dal 2017. In qualità di giudice, ha presenziato alle manifestazioni Sannolo Milano, Positive Business Awards, Accademia pizza doc, Cooking is real, Positano fashion day, Milan Legal Week.
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