Federica Sofia è una designer e shoemaker che si è fatta le ossa a Londra prima di inaugurare un business di successo nella natìa Brescia. Percorso insolito il suo: oggi è una delle poche designer di scarpe donna che ci sono in Italia. Federica fa scarpe su misura fatte a mano e accessori in pelle di rara bellezza ed esclusività. La sua lavorazione con pelli pregiate è frutto di un’inventiva e know-how affinato nelle mitiche botteghe della sartoria inglese, come John Lobb in zona Green Park. E infatti guardando i suoi modelli si capisce da dove arriva, culturalmente parlando.

“Sono appena reduce da un’alleanza con InDetail, brand indipendente italiano ispirato a una femminilità autentica e consapevole”, ci dice con perfetto understatement British accogliendoci nel suo spazio a pochi chilometri dal centro di Brescia. Qui Federica lavora su commissione in una dimensione fuori dal tempo. Ripara, costruisce, fa tutto a mano. I clienti? “Professionisti attenti ai dettagli – rivela – e persone molto comuni attenti allo spirito sartoriale e al fatto su misura“. Il brand per cui ha creato recentemente delle calzature easy-chic (venduto anche da M Collective a Milano) è in perfetta linea con la sua filosofia: linee pure che abbandonano le tendenze. Proprio come le sue scarpe.
“Credo che le scarpe siano il link tra noi e la terra, il punto d’unione dove l’energia del nostro corpo tocca la naturalezza dell’universo. Per questo le concepisco nella maniera più naturale possibile. Certo, offro degli spunti agli indecisi, ma in linea di massima punto sempre a forme comode, realizzazioni fattibili e resistenti. E a materiali naturali“. Non usa plastiche o metalli da fusion, Federica. Quello che si vede in passerella o in tv non le interessa: “La bellezza delle mie scarpe deve essere anche la durata e la vestibilità. E la natura dei pellami che utilizzo offre quella certa dose di vissuto che deve inorgoglire l’acquirente, non scoraggiarlo“.
Scarpe vive, insomma. Federica Sofia, nata nel 1987 a Brescia, ha respirato artigianalità e creatività fin da bambina. Ma per impiantare il suo primo laboratorio/negozio, ha scelto simbolicamente uno spazio appartenuto a un calzolaio di quartiere: “Appena ho saputo che voleva cedere l’attività, l’ho bloccato. Mi piaceva l’idea che una donna succedesse simbolicamente a un’attività considerata maschile da molti“.

Ed è nello stesso spazio dove da decenni si fanno scarpe e riparazioni che ci ospita. Benché lei abbia aperto un anno e mezzo fa, rinnovando la proposta, ovviamente, piantando sulla finestra un bellissimo logo con il suo nome. “Ho pensato di ritornare alla natura anche con i cerchi del marchio. Sono delle sezioni di tronchi, se non si capisce ve lo dico io”.
La sua storia professionale prende il volo nel 2013 quando è uscita dalla L.A.B.A. l’accademia di interior design e prodotto di Brescia l’ha lasciata con una tesi sulla relazione tra l’uomo e la natura. Prima di andar via, ha seguito un corso di ecodesign che l’ha spinta verso il lato green dell’artigianalità. “Volevo staccarmi dalla frenesia che avevano i miei colleghi per l’industrial design e la produzione di massa. Così mi sono trasferita in Inghilterra, dapprima a Nottingham per poi approdare a Londra, dove ho imparato le tecniche più tradizionali del mestiere del calzolaio“.
Le mani sapienti degli artigiani inglesi e una profiqua permanenza da John Lobb Ltd, il mitico produttore su misura di stivali londinesi, sono la spina dorsale del suo CV. “Ho fatto anche delle commissioni per T&F Slack Shoemakers a Notting Hill – ricorda – in un vicinato in cui il su-misura era ovunque. La vera tradizione inglese si respira in quel quartiere, dove tutto il classico è riproposto per apparire moderno”.
Parte fondamentale del lavoro di Federica è anche la scelta dei pellami. Ce li mostra orgogliosa come se fossero conquiste: “Ho i miei rifornitori di fiducia in Toscana, ma ho stabilito una buona rete di approvvigionamento per cui riesco ad avere anche pezzi unici dai surplus di lavorazione. Utilizzo spesso vitello, ma lo ottengo in tutti i design e decori possibili. Le stampe per i miei inserti mi aiutano a creare dei dettagli che ai clienti fanno sempre piacere“.

Abbiamo scoperto un caso di manualità e di imprenditoria femminile di successo. Si rende conto Federica di quello che ha creato? “Beh, se penso che a poco più di un anno dal debutto la mia lista d’attesa è lunga mesi, solo per le prove, non realizzo ancora bene quanto sta succedendo. Il bello del mio lavoro è quello: il tempo che dedico ai miei clienti. Non c’è pressione da produzione industriale, ognuno ha diritto al lusso del tempo che gli dedico“, mi dice toccando i modelli di prova su cui lavora per quattro giorni. Per poi distruggerli e ripartire con la versione definitiva. “Ma riutilizzo comunque i pezzi di suola e pelle per fare altre prove…butto via il meno possibile!”, raccomanda. Una dedizione anche responsabile che fa apprezzare ancora di più il suo operato.
Fotoservizio per The Way Magazine: Federica Uberti.
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