Alla Fondazione Ferrè si è lavorato a lungo perallestire la mostra su Gianfranco Ferrè di 100 disegni. Li hanno catalogati per assonanze cromatiche e stilistiche.
Ed è nato il percorso “Gianfranco Ferrè, Moda Un racconto nei disegni”, che sarà ospitata dal 21 aprile al 18 giugno dal Centro Culturale di Santa Maria della Pietà, a Cremona, città di musica e di violini da dove ha origine la famiglia materna di Gianfranco Ferré.
Il disegno sulla carta come poesia. Lo stilista scomparso nel 2007 diceva: “Da stilista architetto concepisco la moda come design. Il disegno per me riesce a essere, non in ultimo, espressione individuale di aspettative, aspirazioni e desideri, legati al mio modo di intendere la bellezza, l’armonia e lo stile, più ancora che non la moda”.
La Fondazione Ferrè, diretta da Rita Airaghi, è protagonista in collaborazione con l’amministrazione della città di Cremona, di un ritorno alle radici, sempre vive nella memoria dello stilista, molto legato a quest’angolo di Lombardia.
La mostra “Gianfranco Ferré. Moda, un racconto nei disegni” dal 21 aprile al 18 giugno presenta oltre cento schizzi autografi dello stilista, esposti in gruppi sulla base di affinità tematiche o cromatiche, per comunanza di tratti o di accorgimenti grafici nello spazio straordinario del Centro Culturale Santa Maria della Pietà, ambito di riferimento per fumetto, grafica, incisione e disegno.
La mostra include anche alcuni abiti, che sono autentica trasposizione del progetto e della poesia, espressi nei disegni, nella realtà: volumi e forme, materiali, lavorazioni, pizzi e ricami. Inoltre, in calendario il 18 maggio, in omaggio a Cremona e alle sue Celebrazioni per i 450 anni della nascita di Claudio Monteverdi, padre del melodramma e della canzone, verrà organizzata la conferenza “Gianfranco Ferré. Moda, un racconto nella musica”, dedicata al ruolo delle colonne sonore nelle sfilate: si spiegherà come, con l’aiuto di straordinari sound designer, lo stilista riuscisse ad ottenere inediti arrangiamenti, mixaggi arditi, sonorità inattese e derivate da mondi diversi. Musica come parte complementare dell’emozione che scaturisce dall’abito.
Dalla sua formazione di architetto Ferré trae il suo metodo, che proprio nel disegno ha il suo fulcro, il suo momento fondante, il suo modo di dare una forma alle idee, concretezza a un’intuizione, di “fermare le impressioni e dar loro un abbozzo di consistenza“: il disegno quindi come “necessità e passione insieme, punto d’arrivo nella dimensione della realtà e insieme punto di partenza per un progetto“.
Ferrè aveva la passione dei dettagli, come tutti i grandi del made in Italy, e colpisce proprio per questo: la mostra mette in evidenza come anche in un’immagine di sintesi come gli schizzi dei suoi abiti, la mano dell’artista fosse concentrata sui dettagli.
Si vedranno molti cartoncini rettangolari (16×30 cm) che erano i privilegiati della fase creativa per lo stilista. Poche le trasposizioni extra large. “La mostra dei disegni di Ferré – spiega Rita Airaghi – vuole ricostruire un percorso intellettuale, l’evoluzione di un mondo interiore di ricerca, di lettura, di sintesi culturale e stilistica, e ovviamente il metodo di lavoro. Tutto l’universo interiore di Ferré si condensa nei suoi disegni che definiscono con immediatezza i punti-cardine del corpo umano, le spalle, la vita, le gambe, ma anche gli interessi, le passioni e la personalità dello stilista. E ciò può essere compreso anche da chi con la moda ha poca o nessuna confidenza. La sua incessante capacità inventiva diventa segno, nelle sue incredibili silhouette che evocano con pochi tratti decisi una figura dinamica, spesso fissata da tracce di matita, da bagliori di luci e d’oro resi anche con la carta stagnola o con uno spolverio di brillantini. Disegni che creano anche abiti come macchie di colore, come intrecci calligrafici, esplosione di linee o sintesi di un dettaglio d’incredibile resa materica“.