Cent’anni fa Cristobal Balenciaga apriva il suo primo quartier generale a San Sebastian, piccolo centro dei Paesi Baschi, nella Spagna settentrionale vicino al confine con la Francia. Una terra di mezzo, a cui lo stilista che negli anni 60 del Novecento fece girar la testa a le dame di tutta Europa, deve molto.

Perché il lancio globale glielo permise senza dubbio Parigi e tutta la corte di nobildonne che gli ruotava attorno. E soprattutto perché il suo stile seppe incantare il mondo e diventare uno spartiacque nel costituendo fashion business.
La sua città natale, Getaria, dal 2011 gli ha dedicato un museo di 4 piani, ma quando è il Victoria & Albert Museum di Londra che pensa a un tributo su grande scala (fino al 18 febbraio 2018), il mondo ne parla.

Si chiama Balenciaga: Shaping Fashion ed è un viaggio nella creatività e nell’abilità di “dare forma” del grande stilista spagnolo, non solo con riferimento ai propri abiti (100 esposti) ma anche ai sogni del pubblico e alle regole del gioco a cui giocava. Balenciaga ha dato forma a taffeta iconici negli anni 50, ha vestito di geometrie Alberta Tiburzi nei 60 (prima che la modella romana diventasse la “signora della luce” con la sua macchina fotografica) e ha scoperto materiali inusuali a Parigi.

Una pratica largamente usata poi dai suoi protetti, che incoraggiava e lanciava a sua volta nel mondo della moda. Il tutto ben documentato dalla mostra con videoinstallazioni che gli inglesi hanno allestito, evidenziando anche le influenze che il maestro ha avuto sull’evoluzione dello stile mondiale.
Foto d’apertura: foto concessa da Cecil Beaton Studio Archive @Sotheby’s – Flamenco dress 1961 – Balenciaga.