Se state cercando la nuova incarnazione della famigerata sartoria napoletana maschile, ecco cosa fa per voi. La filosofia di Atelier Iavarazzo è quella di creare un nuovo stile sartoriale per vestire il signore moderno con un’eleganza senza tempo. La sua anima, il giovane imprenditore Gianluca Iavarazzo ci racconta: “Anche in questo periodo di limitata socialità ci siamo adattati. A tutti i nostri clienti abbiamo proposto videochiamate e suggerimenti digitali per apportare tutte le migliorie sartoriali possibili a distanza”.
L’esperienza di farsi un abito su misura secondo i dettami noti della sartoria napoletana necessita comunque di condivisione, si capisce. Ma l’intraprendenza di Gianluca e del suo team, tra Milano (dove c’è lo showroom del marchio a via Moscova) e Napoli (a Grumo Nevano) non ha fatto sentire soli i clienti in giro per il mondo. E quindi giacca destrutturata, pantalone fasciante, bavero pronunciato e tutti i caratteristici tessuti made in Naples hanno continuato a viaggiare anche quando tutto era chiuso.
Gianluca è relativamente nuovo al mestiere. E il successo di Atelier Iavarazzo, l’avventura imprenditorie di questo giovane campano, è per questo ancora più speciale. “Una casa sartoriale su misura dove la tradizione incontra l’innovazione. Noi invitiamo i nostri clienti a fare l’esperienza direttamente in sartoria con le prove e il sarto. Sappiamo che al cliente piace vedere, vivere in mezzo ai tessuti, dialogare con gli artigiani”.
Gianluca ovviamente non è solo. Ha fatto scouting a Napoli negli ultimi 10 anni, e ci racconta come ha trovato i migliori sarti sulla scena: “Così come abbiamo avuto il ritorno allo slow food, lo slow clothing e il sarto sono stati rivalutati. In questo momento è un mestiere apprezzato a livello internazionale, la qualità viene pagata bene, un giovane ragazzo capisce che la maestranza sartoriale ha un valore e offre possibilità di lavoro. E quindi non è più tanto difficile trovarlo”.
Con la bella stagione c’è più voglia di sfoggiare, in sartoria e nella moda, la collezione primavera/estate arriva sempre nel periodo più fertile per gli amanti del fatto su misura. E proprio in questo periodo di limitazioni, Iavarazzo prova a fare il salto e pensare a lungo termine. “Vero, alcuni clienti nel mondo ci stanno dicendo di tenere in sospeso degli ordini, soprattutto perché il nostro business ora seguirà sempre di più l’andamento dei lockdown nei vari paesi. Un vestito del genere va sfoggiato in pubblico, se non c’è occasione e tutti lavorano da casa, capiamo anche che è il caso di aspettare tempi migliori”.
Realistico e positivo Gianluca, che proviene da una laurea Economia e Commercio e studiando nell’anno di Erasmus a Granada, un Spagna, ha capito che voleva scoprire il mondo. “Mi sono trasferito a Roma per lavorare nella consulenza perché mi dava la possibilità di imparare, vedere situazioni diverse, oltre a darmi l’esposizione internazionale. Per un paio d’anni l’ho fatto, ma non mi bastava, e mi sono licenziato a 24 anni e me ne sono andato a Londra, con tanta umiltà, e affinato la conoscenza della lingua”.
Qui inizia la favola, come sempre, da un momento di crisi. Nel 2008 con lo scoppio della crisi finanziaria, il giovane rampante è costretto a rivedere i suoi piani. La sua innata eleganza e il gusto per il bello che gli veniva riconosciuta in Gran Bretagna, da soli non possono sostenerlo. E dal marketing e business development, smuovendo il network di consocenze a Milano, pensa di ricollocarsi inizialmente come consulente in Italia, per imparare in un ruolo di corporate strategist. “Come se avessi sempre puntato ad alimentarmi di international exposure per costruirmi una mia strada. La passione per la sartoria l’ho sempre avuta, ero abituato a commissionare le camice su misura fin da piccolo. Per me tornare in Italia è stata una rivelazione: non immaginavo Milano così internazionale, da subito me ne sono accorto, e per carattere, ho fatto subito in modo che le cose mi andassero bene”.
Nel 2011 decide di lasciare il lavoro di consulenza, a favore, dice oggi, di tangibilità, di solidità. “Ho pensato di mettere a frutto le mie passioni, la dote che avevo da ragazzino quando gli amici mi chiedevano di andar a fare shopping con loro per consigliarli. Per i colleghi ero l’uomo del dress code, iniziai a disegnare cravatte. La capsule di 20 pezzi andò a ruba, così ho cominciato a capire e prendere coraggio e a pensare che sarebbe diventato un lavoro sostenibile. Voglio fare questo, ritrovavo l’adrenalina per intraprendere una mia attività sartoriale e mettere a frutto per me quello che offrivo agli altri”.
Dalle cravatte alle camicie, in due anni il business ha avuto successo e dal terzo anno di partenza dell’atelier, Gianluca ha iniziato a confezionare abiti su misura di alta sartoria.
“Ogni nostro capo – dice Gianluca – è interamente realizzato nel nostro laboratorio di Napoli, garantendo la qualità in ogni fase della lavorazione. Il cliente tipo me lo ricerco. Non avendo un negozio su strada, principalmente i clienti arrivano dalla mia cerchia di frequentazioni, sono come me, ho sempre pensato a una sartoria come a una sorta di club. Non pretendo amicizie sempre sul lavoro, ma comunque un’affinità ci vuole secondo me. Sono persone di 40/50 anni, professioniste, hanno attenzione per il dettaglio e la ricerca di particolari. Non scegli la sartoria per caso, è perché il valore culturale, l’educazione che conta. Un vestito fatto da noi è un progetto che si fa assieme”.

L’Atelier Iavarazzo viaggia in un numero crescente di città in tutto il mondo, offrendo la massima qualità sartoriale, spaziando da tessuti per abiti, camicie, giacche sportive, pantaloni, jeans e una selezione completa di fodere, bottoni e opzioni di stile. Gianluca viaggia a Roma, Londra, Lussemburgo e Bruxelles su base mensile. Si reca a Tbilisi e ad Abu Dhabi tre volte all’anno.
Tipologie diverse di clienti, esigenze diverse: “Chiedo loro come si immaginano il vestito, analizzo la corporatura, cosa fanno nella vita ma anche che identità vogliono assumere. C’è chi vuole perseguire il concetto che ha di sé e c’è chi vuole un restyling. Da quando ho iniziato ho voluto dare un tocco di heritage alle nostre creazioni, è stata una esplorazione di personalità. In linea di massima mi approccio senza stravolgere le idee altrui ma si può anche affrontare un cambiamento soft se c’è margine e volontà”.
Il 60% del successo dell’atelier è nel passaparola perché quando un cliente “è fiero e soddisfatto diventa un perfetto ambasciatore, non credo ci sia mai stato un cliente che non abbia portato contatti“, dice l’imprenditore.
“La sartoria napoletana ha dettagli molto identificativi, la sartoria classica ha elementi un po’ inglesi – racconta Gianluca – noi continuiamo nella tradizionale spalla a mappina, bavero più pronunciato anche se lasciamo disegnare al cliente in libertà. Importante è essere chiari dall’inizio dove si vuole andare. Io sono felicissimo di trovare clienti che hanno formazione specifica, non finirò mai di imparare“.

Gianluca ha l’idea che “la giacca napoletana debba rivelare un atteggiamento morbido, non molto trendy, quasi come fosse una seconda camicia, comoda, qualcosa che piace a Londra come Abu Dhabi, dove abbiamo tanti emiratini che vogliono vestirsi all’occidentale per lavoro”
Il prezzo è determinato dalla selezione del tessuto e dalla scelta del metodo di sartoria, che definisce il livello di lavoro manuale di ciascun capo. Si può scegliere tra un abito a tutta tela cucito a mano e un abito a mezza tela cucito a macchina.
“La mia seconda piazza è Londra, la situazione si deve stabilizzare per ripartire – profetizza Gianluca prima di concludere – . Prevedo che inizi la ripresa a settembre, quando forse si inizierà a scegliere vestiti four seasons, adatti alle quattro stagioni. Al momento non c’è fretta per vestirsi formale. Per questo puntiamo anche al segmento casual che possiamo intercettare. Il tutto ricordando che è vero: tornerà la voglia di vestirsi per piacere. Essere eleganti vuol dire anche farsi vedere e piacere in pubblico”.