Il blazer e top nero tempestato di Swarovski, il dark dirompente che trascina un look da rivincita. La stilista cinese Annakiki è tornata sulle passerelle milanesi (anche se non in persona) e ce l’ha messa tutta per sorprendere il suo affezionato pubblico. Per la primavera-estate 2023 ha perfino rispolverato le dinamiche dell’arte frattale, che accosta rotture a ricomposizioni, e ha preso spunto dal documentario The Secret Life of Chaos del regista britannico Nic Stacey del 2010. All’epoca, tutti lontani dal caos, avevamo assistito alla spiegazione del comportamento caotico. Forse oggi ci siamo dentro e lo accettiamo con più volontà.
E i capi visti in passerella, dai denimi che ripescano gli anni Novanta agli abiti costruiti con architetture futuristiche, fanno molto sci-fi, un’evasione, o una testimonianza delle tracce temporali che ci attraversano.
Corpi e spalle forti avevano sulla catwalk tutti jeans svasati e gonne generose. Le giacche spesso si ispirano ai modelli dei motociclisti “perfecto”, una delle incursioni della collezione di Annakiki nel territorio genderless.
Le sfumature più rockeggianti e le impalcature architettoniche di sapore leather S/M devono molto al Thierry Mugler dei primi anni 90. E per completare il total look, le maniche sfruttano la tecnologia 3D e le calzature il know-how futuristico del laboratorio Scry.
L’unica concessione mainstream (e vagamente portabile) della sfilata è stata la referenza Y2K style: che vuol dire stile anni 2000 ripescato e rimaneggiato. E quindi indicazioni di magliette tagliate, jeans a vita bassa e sfrontatezza generale. Che dalle parti di Annakiki abbonda.