25 Giugno 2021

Vico Magistretti celebrato alla Triennale di Milano

L'architetto milanese torna al pubblico della sua città con una mostra che evidenzia anche i suoi progetti. E i legami con i pensatori esteri.

25 Giugno 2021

Vico Magistretti celebrato alla Triennale di Milano

L'architetto milanese torna al pubblico della sua città con una mostra che evidenzia anche i suoi progetti. E i legami con i pensatori esteri.

25 Giugno 2021

Vico Magistretti celebrato alla Triennale di Milano

L'architetto milanese torna al pubblico della sua città con una mostra che evidenzia anche i suoi progetti. E i legami con i pensatori esteri.

La Triennale Milano in questi mesi rende omaggio all’architetto e designer milanese Vico Magistretti (1920-2006) con una grande esposizione che ne ripercorre l’intero percorso progettuale, iniziato proprio al Palazzo dell’Arte negli anni del secondo dopoguerra, dove ottiene i primi riconoscimenti per il suo lavoro.

Magistretti è uno dei più rappresentativi maestri del design italiano. Su questo fronte inizia la sua carriera nel 1946 esponendo alla mostra della R.I.M.A. (Riunione Italiana per le Mostre di Arredamento) al Palazzo dell’Arte. Partecipa a diverse edizioni della Triennale di Milano, tra cui la VIII, la IX (Medaglia d’oro) e la X (Gran Premio). Magistretti fu prolifico: vinse il Compasso d’Oro nel 1967 per la lampada Eclisse di Artemide, nel 1979 per la Atollo di Oluce e per il divano Maralunga di Cassina.

Dagli anni Sessanta collaborò con numerose aziende, tra cui Artemide, Cassina, Oluce, De Padova, Schiffini Mobili Cucine, Flou, Fritz Hansen, Kartell e Campeggi. Alla fine degli anni Settanta come visiting professor al Royal College of Art di Londra (di cui nel 1983 diventa membro onorario) insegnò a Jasper Morrison e Konstantin Grcic. Le sue opere di design sono entrate nelle collezioni dei principali musei italiani e internazionali. In seguito alla sua scomparsa nel 2006, lo studio, sede della Fondazione Vico Magistretti, è convertito in un museo dedicato allo studio e alla divulgazione del suo lavoro.

Inizialmente prevista nel 2020 per celebrare il centenario della nascita di Magistretti, la mostra, realizzata in collaborazione con la Fondazione Vico Magistretti e curata da Gabriele Neri, espone il prezioso patrimonio di disegni, schizzi, modelli, fotografie, prototipi e pezzi originali conservati nell’archivio dell’architetto milanese, insieme a materiali provenienti dagli archivi di aziende, istituzioni e privati. Il progetto allestitivo è stato affidato a Lorenzo Bini/BINOCLE.

Suddivisa in sezioni tematiche, l’esposizione presenta al pubblico il lavoro di Vico Magistretti per la prima volta in maniera unitaria, in un percorso in cui architettura e design, in tutte le loro molteplici declinazioni, sono intrecciati al fine di restituire l’ampiezza della sua attività, offrendo così un’interpretazione critica aggiornata ed estesa oltre la celebrazione delle sue icone più famose.

Afferma Stefano Boeri, presidente di Triennale Milano: “Semplicità, eleganza e genio sono le tre grandi componenti nel DNA progettuale di Vico Magistretti, tra i principali artefici di quella storia straordinaria che, dal secondo dopoguerra, grazie al fecondo dialogo tra progettisti e imprenditori illuminati, ha proiettato il design italiano da Milano nel mondo intero. La celebrazione di Magistretti – il cui rapporto con Triennale Milano è di lunga durata – è un atto doveroso per la nostra istituzione, che si colloca in un percorso di mostre e approfondimenti dedicati ad alcuni dei più straordinari esponenti italiani del design e dell’architettura”.

Ludovico Magistretti (Milano, 1920-2006) si iscrive ad Architettura al Politecnico di Milano. Rifugiatosi in Svizzera, tra il 1943 e il 1944 continua gli studi a Losanna. Dopo la laurea, nel 1945, inizia l’attività professionale (insieme all’architetto Paolo Chessa) nello studio del padre – scomparso lo stesso anno – in via Conservatorio, dove lavorerà per tutta la vita. Nella Milano della ricostruzione, progetta e realizza molti interventi per l’INA-Casa. Con Mario Tedeschi partecipa all’impresa collettiva del QT8 (Quartiere Triennale Ottava). Negli anni del miracolo economico realizza a Milano la Torre al Parco in via Revere (1953-56, con Franco Longoni), il palazzo per uffici in corso Europa (1955-57) e le torri di piazzale Aquileia (1961-64). Tra gli altri edifici si possono citare la Casa Arosio ad Arenzano (1956-59), il Golf Club di Carimate (1958-61), la casa Bassetti ad Azzate (1959-62), il Municipio di Cusano Milanino (1966-69), la Facoltà di Biologia dell’Università di
Milano (1978-81) e la Casa Tanimoto a Tokyo (1985-86). Magistretti è uno dei più rappresentativi maestri del design italiano.

Lorenza Baroncelli, direttore artistico di Triennale Milano, dichiara: “La mostra in Triennale sarà un inedito assoluto perché per la prima volta metterà in scena non solo gli oggetti di design ma anche i progetti architettonici di Vico Magistretti. Il luogo è simbolico. Per raccontare questo straordinario architetto e designer non si può infatti prescindere dalla sua ‘milanesità’, che lo ha portato dal cuore di questa città in tutto il mondo. Magistretti ha esercitato una profonda influenza sui progettisti delle generazioni più giovani, come Jasper Morrison e Konstantin Grcic, che saranno presenti in mostra con degli omaggi. Il filo narrativo dell’allestimento sarà il colore rosso, il suo preferito nelle grandi scelte e nei piccoli vezzi, come ad esempio quello di indossare solo calzini di questo colore. Il ‘rosso’ tiene insieme una inestimabile collezione di oggetti e ricordi, capace di raccontare in maniera sentimentale, ma allo stesso tempo precisa, la personalità dirompente, creativa e carismatica di Magistretti e la sua straordinaria sensibilità artistica”.


Ideata nel 1977 da Vico Magistretti  Atollo è diventata negli anni l’archetipo della lampada da tavolo, vincendo il Compasso d’Oro nel 1979, e rivoluzionando completamente il modo di immaginare il classico abat-jour. Le forme geometriche che la compongono – il cilindro, il cono e la semisfera – hanno dato vita ad un prodotto decorativo ed essenziale allo stesso tempo, slegato dal periodo storico dalle mode del momento e divenuto ormai a pieno titolo una delle icone del design italiano. Atollo è disponibile in tre dimensioni differenti e nelle diverse finiture oro, bronzo satinato, metallo bianco o nero e vetro opale   

Tra i progetti di architettura più significativi di Magistretti vi sono a Milano la Chiesa di Santa Maria Nascente al QT8 (1947-55, con Mario Tedeschi), la Torre al Parco in via Revere (1953-56, con Franco Longoni) e il palazzo per uffici in corso Europa (1955-57). A questi si aggiungono altri interventi di particolare rilevanza, tra i quali le torri di piazzale Aquileia (1961-64), la Casa Arosio ad Arenzano (1956-59), il Golf Club di Carimate (1958-61), la casa Bassetti ad Azzate (1959-62), il Municipio di Cusano Milanino (1966-69), la Facoltà di Biologia dell’Università di Milano (1978-81) e la Casa Tanimoto a Tokyo (1985-86). Come designer, Vico Magistretti ha lavorato con le più importanti aziende del settore, tra cui Cassina alla quale è storicamente legato sin dal 1960 e per cui ha firmato numerosi progetti come ad esempio il divano Maralunga (1973) e la libreria Nuvola Rossa (1977) –, Artemide, Campeggi, De Padova, Flou, Kartell e Oluce.

In foto di apertura servizio c’è Eclisse, disegnata da Vico Magistretti nel 1965, che vinse il Compasso d’Oro nel 1967 diventando la rappresentante del design italiano nel mondo. Eclisse è un equilibrio all’avanguardia tra forma e funzione, design e utilità. La base del concetto sta nella sua funzionalità di regolazione dell’intensità della luce attraverso il suo paralume interno rotante che “eclissa” la sorgente luminosa. Infatti, con un involucro esterno fisso e un involucro interno mobile, la lampada può fornire luce diretta o diffusa.

La mostra alla Triennale di Milano ha inoltre l’obiettivo di evidenziare l’apertura internazionale di Magistretti. Considerato come una delle figure più rappresentative della cultura progettuale milanese della seconda metà del Novecento, ebbe infatti stretti legami con l’estero – in particolare Inghilterra, Giappone e paesi nordici – che influenzarono molto il suo lavoro, lasciando a sua volta il segno in tali contesti.

Fotoservizio di Vincenzo Falcone/The Way Magazine 2021

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