Kaufmann Repetto a New York presenta la produzione di Simone Fattal. Una mostra che è il secondo solo-show dell’artista dopo il debutto a Milano.
Per il primo passaggio americano, l’artista ha scelto di mostrare le conversazioni naturali e innate senza tempo tra l’organico e lo spirituale, esprimendo così la sua interpretazione della creazione.
Sono degli oggetti d’arte che richiamano forme ancestrali e lavori di memoria, spesso di memoria collettiva di ogni individuo. Una scultura primitiva ma ricercata, che diventa totem da adorare nella sua accezione divina, ma sempre umana nel processo di creatività. Molto emotiva l’arte di Fattal, con la creta che non cela la sua origine terrestre. Un materiale che l’artista usa anche come allegoria di identificazione al mito, alla storia, alla costante tensione dell’umano al divino nella nostra storia.
La scultrice di Damasco, cresciuto in Libano, una volta uscito dalla Sorbonne di Parigi si è radicato in California e ha fondato la PostApollo Press, un’azienda editoriale che si è specializzata nella letteratura sperimentale. Forte il legame con i curatori italiani. Fattal ha presentato per la sezione araba del New Museum di Manhattan, dei suoi pezzi per la mostra Here and Elsewhere, curata da Massimiliano Gioni. Recentemente è stata con Nel Mezzo del Mezzo al Museo d’Arte Contemporanea di Palermo (2016); e ha realizzato Take me, I’m yours curated by Hans-Ulrich Obrist e Chiara Parisi al Monnaie di Paris (2015).
Dal 23 febbraio a New York, Kaufmann Repetto
535 west 22nd street.