L’intervento prevede la realizzazione di tre nuovi edifici, il principale dei quali dedicato a funzioni museali, il recupero di un ex convento tardo cinquecentesco e la ristrutturazione di un edificio direzionale degli anni Settanta. È così che M9 crea un dialogo con il passato, restituendo alla città un’area non del tutto valorizzata.
Lo studio berlinese Sauerbruch Hutton, che firma il progetto di M9, partecipa alla mostra FREESPACE a cura di Yvonne Farrell e Shelley McNamara presso le Corderie dell’Arsenale nell’ambito della 16. Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia.
“Siamo onorati e felici che Sauerbruch Hutton partecipino alla Biennale Architettura 2018. L’architettura è una componente fondamentale del progetto M9 che Polymnia Venezia e Fondazione di Venezia stanno realizzando nel centro storico di Mestre – afferma Valerio Zingarelli, Amministratore Delegato di Polymnia Venezia –. M9 partecipa alla rigenerazione urbana della terraferma veneziana e del territorio metropolitano presentandosi come modello di sviluppo culturale, sociale e d’innovazione tecnologica e commerciale e integrandosi perfettamente nel tessuto urbano cittadino. Vorrei evidenziare il valore strategico del lavoro che stiamo portando avanti con Sauerbruch Hutton, studio che ci accompagna dalla nascita del progetto e grazie al quale stiamo arrivando all’eccezionale risultato, che tra pochi mesi – con l’inaugurazione di M9 – tutti potrete apprezzare”.
La Fondazione di Venezia regala alla città, al paese, al mondo un museo della nazione perché gli italiani conoscano il secolo che più ha contribuito a creare la loro identità odierna, nella convinzione che la conoscenza è la base indispensabile per progettare il futuro individuale e collettivo. Un museo simile mancava, sinora, all’Italia. Nell’ideare e realizzare il Museo del Novecento (M9), la Fondazione di Venezia ha inteso colmare questa lacuna, creando un luogo nel quale gli italiani possono non solo riscoprire da dove vengono ma anche capire che il passato, ricco ma contradditorio, apre alla costruzione del futuro.
Il Novecento è stato anche per l’Italia, e forse più che per altri paesi, il secolo delle massime contraddizioni: miglioramenti rapidissimi e prima impensabili nelle condizioni di vita e nel benessere della popolazione sono avvenuti accanto a immani tragedie consumate nelle guerre più distruttive che la storia ricordi e in crisi economiche anch’esse senza precedenti. Sviluppi e distruzioni che hanno profondamente mutato le condizioni di vita, le abitudini, la cultura del nostro paese, ben oltre la soglia del ventunesimo secolo.