2 Luglio 2018

“Pittori di cinema” fenomeno (dimenticato) tutto italiano

Non chiamateli cartellonisti. Erano autentici pittori e per mezzo secolo hanno colorato le nostre città con immagini da sogno. Ora raccolte in un libro.

2 Luglio 2018

“Pittori di cinema” fenomeno (dimenticato) tutto italiano

Non chiamateli cartellonisti. Erano autentici pittori e per mezzo secolo hanno colorato le nostre città con immagini da sogno. Ora raccolte in un libro.

2 Luglio 2018

“Pittori di cinema” fenomeno (dimenticato) tutto italiano

Non chiamateli cartellonisti. Erano autentici pittori e per mezzo secolo hanno colorato le nostre città con immagini da sogno. Ora raccolte in un libro.

Non era insolito trovare nella provincia italiana capannelli di persone ad ammirare l’ultimo manifesto cinematografico che pubblicizzava il film appena uscito. Fino agli anni 70 i “pittori di cinema” erano dei veri promotori della settimana arte, al pari di sceneggiatori e musicisti che lavoravano a stretto contatto con chi il film l’aveva ideato.

Non che non ci fossero le fotografie disponibili. All’epoca però, parliamo di metà del Novecento, faceva più breccia il disegno macroscopico e drammatico, spesso frutto di un lavoro di intenso brainstorming, diremmo oggi, tra disegnatori e registi.

A cominciare dal dopoguerra, l’industria cinematografica italiana ha avuto la necessità di coinvolgere gli artisti per illustrare e promuovere i propri film e oggi nel libro “Pittori di Cinema” (Lazy Dog Press) in 432 pagine c’è una nutrita raccolta di immagini, circa 500 di cui moltissime inedite.

Il curatore Maurizio Baroni, forse il più noto appassionato e collezionista nell’ambiente cinematografico italiano, ha raccolto negli anni decine di migliaia di poster, locandine, flani, bozzetti e a conoscere e frequentare quasi tutti i 29 artisti pubblicati nel libro, oltre ad attori, produttori, registi.

Racconta mezzo secolo di cinema attraverso manifesti, schizzi e bozzetti da lui appositamente selezionati, le numerose testimonianze dirette e alcuni gustosissimi retroscena, rivelando soprattutto il lato umano di questo particolare gruppo di artisti. Artisti autenticamente popolari, ma non popolareschi, che hanno dato prova di grande originalità e innovazione utilizzando stili diversificati e inconfondibili, grazie alla grande libertà espressiva e narrativa di cui potevano godere. Spesso considerati minori, essi sono stati tuttavia in grado di influire significativamente nell’immaginario collettivo.

Il calligrafo Luca Barcellona si sofferma invece sull’altro elemento determinante dei poster di cinema, il lettering, mentre il graphic designer Andrea Mi si interroga sulla loro eredità, riflette su come e quanto queste forme compositive abbiano condizionato in seguito lo stile grafico e le suggestioni ad esso collegate. Infine la storica dell’arte Alessandra Cesselon presenta uno per uno i pittori, contestualizzando le loro opere nell’ambiente artistico dell’epoca, da lei vissuto in prima persona in quanto figlia di Angelo, uno dei suoi principali esponenti. Rifiuta per loro l’appellativo di ‘cartellonisti’ e rivendica una piena riabilitazione di quella che non esita a definire come una vera e propria corrente artistica. Il volume è rivolto a cinefili e collezionisti in genere, ma anche a graphic designer e illustratori, studenti e professionisti, quale documento storico per gli appassionati e insieme ispiratore per le nuove generazioni di comunicatori.

I 29 pittori presi in esame sono: Manfredo Acerbo, Tino Avelli, Anselmo Ballester, Alessandro Biffignandi, Ercole Brini, Silvano Campeggi (Nano), Alfredo Capitani, Renato Casaro, Angelo Cesselon, Averardo Ciriello, Mario De Berardinis (Mos), Enrico De Seta, Renato Ferrini, Francesco Fiorenzi, Renato Fratini, Rodolfo Gasparri, Giuliano e Rinaldo Geleng, Piero Ermanno Iaia, Otello Mauro Innocenti (Maro), Carlantonio Longi, Dante Manno, Luigi Martinati, Giuliano e Lorenzo Nistri, Giorgio Olivetti, Arnaldo Putzu, Nicola Simbari, Sandro Symeoni.

Prefazione di Gian Luca Farinelli, direttore Fondazione Cineteca di Bologna, e Carlo Verdone, attore e regista.

Immagine d’apertura: con un calembour tipico dell’epoca, Nerosubianco, film del 1969 diretto da Tinto Brass giocava col bianco e nero anche nel disegno che lo illustrava.

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Christian D'Antonio

Christian D’Antonio (Salerno,1974) è direttore responsabile della testata online di lifestyle thewaymagazine.it. Iscritto all’albo dei giornalisti professionisti dal 2004, ha scritto due libri sulla musica pop, partecipato come speaker a eventi e convegni su argomenti di tendenza e luxury. Ha creato con The Way Magazine e il supporto del team di FD Media Group format di incontri pubblici su innovazione e design per la Milano Digital Week e la Milano Design Week. Ha curato per diversi anni eventi pubblici durante la Milano Music Week. È attualmente ospite tv nei talk show di Damiano Gallo di Discovery Italia. Ha curato per il quartiere NoLo a Milano rassegne di moda, arte e spettacolo dal 2017. In qualità di giudice, ha presenziato alle manifestazioni Sannolo Milano, Positive Business Awards, Accademia pizza doc, Cooking is real, Positano fashion day, Milan Legal Week.
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