Jeremy Leslie è il media mogul che tutti noi a The Way Magazine guardiamo con ammirazione. Ha studiato magazine design a Londra nei primi anni 80, ha promosso il successo di testate come Blitz e Time Out e ha lanciato nella digital age MagCulture, il riferimento per il design moderno e la lettura in Rete. In un tempo in cui la domanda “La stampa cartacea è morta?” ci perseguita, noi l’abbiamo incontrato all’evento MGZN alla Naba di Milano, un convegno dove per la prima volta in città si è discusso di editoria indipendente globale. Jeremy Leslie ha entusiasticamente accettato di parlare in esclusiva a noi.
Hai aperto un negozio a Londra, al 270 di St John Street, quartiere Angel, non lontano dal gentrificato Shoreditch. Di che si tratta?
Il claim di MagCulture è We Love Magazines. Le edicole sono i posti dove davvero non puoi sfogliare e amare i giornali. Quindi cercavo un luogo dove si potessero ritrovare tutte le riviste del mondo più innovative e amarle, sentirle. Ho trovato questo newsagent abbandonato e l’ho trasformato in un luogo di incontro. E funziona, anche perché è vicino all’università di Londra.
Quali sono le pubblicazioni che preferisci oggi?
Der Wedding, The Alpine Review e Toiletpaper. Ora che vi ho conosciuto darò un’occhiata anche a The Way Magazine.
Noi siamo digitali, però…
Se eri in treno 10 anni fa tutti avevano magazine cartacei da sfogliare, ora guardano tutti l’iPhone o l’iPad. L’online è ancora un mondo molto influente ma non è l’unico. Ci sono molte persone che vogliono fare e comprare cose di carta in Inghilterra. Ci sono anche giovani che hanno interesse a comprare le riviste e a farle, a quanto pare. I giovani non sono negazionisti su questo mondo, ovviamente sono suisocial network ma spesso vogliono rompere con quel mondo e ritornare a qualcosa di più semplice che è sfogliare i magazine. È un gesto che ti succhia anche meno tempo.
Ci dici quali sono le differenze tra un magazine online e di carta in questo momento?
Siamo tutti degli animali e vogliamo il possesso di qualcosa di materiale credo. Lo spazio materiale è diverso nelle due versioni. Per sua natura il mondo digitale ha dei limiti di forma, templete, font, anche se c’è molto design e aspetto artistico da rispettare ora rispetto a 5 anni fa, quando tutto era precostituito. Quindi in questo senso i limiti del digitale stanno per essere superati dalla creatività individuale. Alcune cose artistiche che si vedono online sono davvero rivoluzionarie. Sia per il design che per la letteratura, una generazione sta scoprendo cosa vuole far sentire al pubblico, le proprie idee e le prorpie visioni che vuole comunicare. Questo aspetto di immediatezza, di divulgazione senza filtri, l’online ce l’ha sempre. Forse molti iniziano col blog e poi si sviluppano e vogliono andare sullo stampato, sempre in maniera indipendente.
Ecco, la dimensione di pubblicazione indipendente. Credi stimoli di più la creatività?
Lavoro con un sacco di creativi giovani e non oltre 5 anni fa molti di loro, appena lasciata l’università, volevano subito mettersi in proprio per l’online e fare qualcosa di dirompente perché credevano che da lì si generasse tutto un universo eccitante. Ma ora con i tablet e i cellulari tutti hanno la stessa tecnologia e, per giunta, ogni giorno della propria vita. Quindi i creativi cosa hanno fatto? Si sono fatti sentire online, hey noi esistiamo! E usano il web per poi pubblicizzare le loro cose materiali, come possono essere delle pubblicazioni.
Secondo te questo discorso vale anche per il panorama italiano?
Digital e print vanno di pari passo, si appoggiano l’uno all’altro, uno senza l’altro non ha necessità di esistere. Sono consapevole che ci sono molti progetti editoriali in Italia che mi hanno colpito. Mi ricordo molto delle cose come IL e Wired, finché è esistito. Sono fantastici, ma va anche detto che quello che succede in Italia è molto particolare perché è insulare, nel senso che voi siete davvero unici con la vostra moda e il vostro design. Siete un mondo a parte molto interessante.
Jeremy Leslie dirige MagCulture. Ha pubblicato Independence, con 12 copertine diverse che richiamano ai 12 magazine indipendenti che Jeremie ha analizzato. Il suo blockbuster è New Magazine Design, che esplora gli ultimi trendi di design per le riviste di tutto il mondo (Dazed & Confused, Eat, Sony Style, Domus). Un compendio di innovazione e storie di successo.