A guardare le foto di Appartamento Marco Aurelio si ha l’impressione di un progetto costosissimo e di alto target. Alessandro Milan di Molto Fermento, l’architetto che ha seguito i rifacimenti interni dell’appartamento nella parte popolare di NoLo, quartiere in espansione immobiliare a Milano, ci racconta che è tutto frutto del “sentire”. “Bisogna sentire la casa e ascoltare come vuol essere trattata, non stravolgerla e imporre soluzioni che non si adattano a quello che la circonda“. Ben detto, visto che la casa in questione si trova in un palazzo tipico di edilizia popolare di inizio Novecento, affaccia su quello che i Nolers considerano il loro piccolo Central Park, il parco Trotter. Rispettare e valorizzare quello che ha trovato è il caposaldo della riuscita dei progetti di Alessandro Milan. La sua impresa di architettura e design, Molto Fermento, per questa realizzazione ha lavorato in collaborazione con Gruppotrearchitetti
soprattutto rispettando i colori della “Vecchia Milano”. “Questi mattoni a vista e le travi in legno trasmettono il senso di casa. L’abbinamento dei mattoni e delle travi della “Vecchia Milano” con oggetti di design moderni e contemporanei dona all’ambiente un’atmosfera di carattere e unicità, conferendo uno stile unico e inconfondibile“.
L’appartamento Marco Aurelio è di forma trapezoidale e il suo rifacimento è stato commissionato da una persona che fa investimenti su NoLo, il quartiere milanese che si sviluppa a nord di piazzale Loreto, zona in forte cambiamento abitativo ma molto densamente popolata. Quindi, sostanzialmente, qui si ha l’abitudine a recuperare quello che c’è perché la densità non permette costruzioni nuove o stravolgimenti. E qui si inserisce la richiesta di far diventare un generoso bilocale di ringhiera di 60mq con un solo bagno, qualcosa di più moderno e appetibile. “Abbiamo pensato di ricavarne un trilocale con due bagni – riferisce l’architetto Milan – rispettando la volumetria e le aperture ma giocando attorno la separazione notte/giorno tipica delle case di quell’epoca”.
Il risultato è sotto i nostri occhi: gusto cosmopolita, rispetto degli elementi antichi come travi e mattoni, tocco contemporaneo che ne aumenta appeal e luce.
Alessandro racconta: “Mi occupo di interni per case e retail, sto lavorando attualmente a un loft in via Mecenate, una delle zone di Milano con maggiori spazi dismessi. In quel caso dovendo diventare uno spazio creativo di un produttore musicale, abbiamo pensato ad ambiente che potesse accogliere clienti, uno spazio per registrare, mangiare, una terrazza relax. Credo che sia necessario sviluppare un contesto favorevole per la creatività quando è possibile e in un certo senso anche in via Marco Aurelio è stato fatto. Mi sono ricercato i caratteri tipologici della Vecchia Milano scoprendo che coperte da carton gesso e intonaco c’erano travi, pareti di mattoni, e l’intento iniziale era quello di riportare in vita gli elementi caratteristici di quel tipo di abitato. Per le luci, abbiamo usato una strip a led. Non si possono fare impianti sottotraccia in questo tipo di appartamenti e quindi si cava il meno possibile. Da qui l’idea di usare velette che portano l’impianto tecnico del condizionamento da un lato della casa all’altra, ricoperte con luci di atmosfera. Volevamo tenere basso il numero di illuminazioni grandi, visto che la casa ha due finestre sul parco Trotter“.
Con ceramiche del bagno Mutina prese da una nuovissima collezione, l’architetto ha mixato elementi di arredo più popolari ma comunque raffinati. La cucina Ikea è stata integrata con dei pezzi su misura che la fanno sembrare di altissimo target. Le lampade Maison Du Monde e il pavimento in listone bianco di legno completano la dimensione contemporanea della casa.
Invece che calcare la mano sui caratteri del trend imperante, Alessandro Milan dice di aver “giocato sulle cromie del bianco, nero e grigio, in modo da far parlare assieme vecchio e nuovo senza stacchi eccessivi. I colori intermedi sono andati via, i mattoni sono stati leggermente sbiancati, gli infissi sostituiti”.
Dal punto di vista sociale, seguire i lavori a NoLo è stato anche un valido esperimento di osservazione del cambiamento della grande città. “Sono contento di questa opportunità – ricorda il professionista – perché mi ha permesso di vivere la zona, osservare come cambiano le case nate come popolari. Nei mesi passati a NoLo ho goduto di quello che succedeva lì, andavo a pranzo alla neonata osteria Memà, osservavo i layer sovrapposti della demografia dei palazzi. I nuovi lavori dei giovani 4.0, chi comprava a buon mercato una casetta indipendente per tornare vicino alla famiglia che era lì da tempo, il profumo di sapori etnici che arrivava dagli androni”.
Per l’appartamento Marco Aurelio, Milano si è “immaginato una coppia che ha bisogno della seconda stanza che inizialmente, lasciata solo con un guardaroba, poteva essere pensata come cabina armadio. Si tratta di una dressing room generosa da definire. Penso che considerati gli eventi contingenti, potrebbe benissimo essere usata come stanza di smart working”.
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