7 Gennaio 2025

Cosa sono i rifiuti inerti (e come smaltirli)

Arrivano dal settore edile e l'Italia ne produce troppi. Terza, dopo Francia e Germania. La soluzione del gruppo Seipa.

7 Gennaio 2025

Cosa sono i rifiuti inerti (e come smaltirli)

Arrivano dal settore edile e l'Italia ne produce troppi. Terza, dopo Francia e Germania. La soluzione del gruppo Seipa.

7 Gennaio 2025

Cosa sono i rifiuti inerti (e come smaltirli)

Arrivano dal settore edile e l'Italia ne produce troppi. Terza, dopo Francia e Germania. La soluzione del gruppo Seipa.

Con 46 milioni di tonnellate, il nostro Paese è terzo in Europa dopo la Germania (89 milioni di tonnellate) e la Francia (61 milioni di tonnellate) per la produzione di rifiuti inerti. Questo genere di massa arriva dal settore della costruzione e demolizione edilizia.

 rifiuti inerti derivanti da costruzione e demolizione rappresentano oggi il 47,7% del totale dei rifiuti speciali prodotti in Italia, corrispondenti a circa 77,2 milioni di tonnellate. A metterlo in evidenza sono gli specialisti del Gruppo Seipa, realtà impegnata dal 1968 nell’attività di fornitura di materiali e servizi per le attività di costruzione e demolizione (C&D), riferendosi all’ultimo Rapporto ISPRA.

«Il problema principale risiede tuttavia nella difficoltà di reintrodurre i materiali riciclati nel mercato come vere materie prime-seconde» sottolinea Valter Ciaraffoni, Direttore Generale del Gruppo Seipa.

Per ogni tonnellata di aggregati inerti riciclati reimmessa sul mercato, infatti, vengono vendute tra le 260 e 380 tonnellate di inerti naturali estratti, con un il tasso di sostituzione che è quindi fermo allo 0,4% (dato Federbeton).

Il gruppoSeipa da anni certifica i propri impianti di recupero degli inerti ed i propri processi per garantire una filiera trasparente e sostenibile. Gli sforzi del management si sono da sempre concentrati sull’integrare tecnologie e pratiche orientate al riciclo dei rifiuti inerti proveniente dalle attività di costruzione e demolizione infrastrutturale e residenziale, divenendo una delle più importanti imprese nell’economia circolare di settore, sia per i volumi trattati che per la costante innovazione e ricerca sui materiali reintroducibili sul mercato.

LO SCENARIO

Le risorse edili rappresentano attualmente un terzo del consumo globale di materie prime. «Nell’Unione Europea il consumo annuo è di 1.094 milioni di tonnellate di materiali, un dato che conferma la centralità del comparto dell’edilizia nel Vecchio Continente, con il settore residenziale che assorbe il triplo dei materiali rispetto a quello pubblico» sottolinea Valter Ciaraffoni, Direttore Generale del Gruppo Seipa, realtà impegnata dal 1968 nell’attività di fornitura di materiali e servizi per le attività di costruzione e demolizione (C&D).

L’industria delle costruzioni, tuttavia, non solo consuma, ma genera anche un’enorme quantità di rifiuti: in Europa si tratta di una mole di 305 milioni di tonnellate di materiali di risulta.

In Italia il 98% di questi rifiuti viene riciclato, ma il tasso di effettivo sostituzione dei materiali è di uno scarso 0,4%. Insomma, la sostituzione è quasi zero nell’edilizia. «Un’anomalia se si considera che gli aggregati inerti riciclati sono dotati delle stesse prestazioni tecniche di quelli naturali e che sono oggi disponibili per un elevatissimo numero di applicazioni» mette in evidenza Valter Ciaraffoni.

Insomma nell’edilizia le “materie prime-seconde” ancora non trovano mercato. Eppure l’esperienza del Gruppo Seipa dimostra che è possibile invertire questa tendenza: nel 2023, l’azienda romana ha introdotto sul mercato volumi di materie prime-seconde tripli rispetto ai materiali vergini, grazie allo sviluppo di prodotti innovativi come ad esempio BeCoMix® e BeCaVit®, arrivando ad un tasso di reimpiego superiore al 50% e stabilendo così un record per il settore.

«Il riciclo e il riutilizzo dei materiali inerti sono non solo possibili, ma necessari per ridurre l’impatto ambientale delle costruzioni e garantire una gestione sostenibile delle risorse nel lungo termine» dicono gli esperti del Gruppo Seipa.

Seguire questo esempio porterebbe a ridurre dal 15% al 30% il consumo di risorse naturali in Europa, contribuendo ad una maggiore sostenibilità ambientale.

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