Napoli, Chiesa di S. Caterina a Formiello a porta Capuana, nei pressi della stazione Centrale, uno di quei quartieri in conflitto tra l’anarchia di chi ci vive e la nobiltà dei palazzi.
Già nel 1847 un cronista per descriverlo diceva “…un inferno di botteghe, mercanzie, commerci, traffici, gente diversa. Una babele di lingue. Chi vuol conoscere la plebe napoletana veramente in tutte le sue abitudini fra le sue virtù e i suoi vizi… venga alla Porta Capuana, in qualunque ora delle 24 ore del giorno …Porta Capuana è il teatro universale, è la Cosmopoli del nostro popolo … Qui non vi è né notte né giorno”.
Attaccato a questa chiesa del Cinquecento, c’è un piccolo Chiostro trasformato nell’800 da Ferdinando I di Borbone come lanificio militare che ai primi del Novecento col nome di Quartiere Latino, divenne un luogo di aggregazione artistica e culturale. Poi nel tempo il degrado ha preso il sopravvento sull’arte finchè un visionario e coraggioso architetto Antonio Martiniello coadiuvato da due lungimiranti imprenditori Rosalba Impronta e Davide De Blasio non ha deciso di investire nell’impresa di trasformarlo nell’esempio pratico di tante teorie sulla rigenerazione urbana messe in campo negli ultimi decenni.

Made in Cloister, questo è il nome dato allo spazio, è diventato un HUB creativo dove far nascere e condividere idee creative e uno spazio per mostre ed eventi culturali come quello favoloso d’inaugurazione, dove sono intervenuti artisti e designers del calibro di Willem Dafoe, Martino Gamper, Guido Hararie, Laurie Anderson (di cui vi avevamo parlato qui).
Al progetto hanno collaborato artisti internazionali come Jimmie Durham, Maria Thereza Alves e il newyorkese Chris Rucker che ha realizzato una collezione di arredi ispirati alla vecchia Napoli per arredare il ristorante “ A Formiello” ospitato nell’ex refettorio.
L’intervento di recupero realizzato dall’architetto Antonio Martiniello, autore del progetto, ha interpretato pienamente il genius loci del posto, non negando il punto di partenza, ma anzi facendone il punto di forza. Antico e moderno dialogano insieme mentre percorrendo lo spazio del chiostro, l’occhio si sposta curioso da una parte all’altra attratto, ora da una colonna in piperno, ora dalla meravigliosa lanterna lignea al centro del chiostro ora da un intervento di arte contemporanea. Dove l’occhio non arriva, ti portano le gambe, attraversando da una parte all’altra questo spazio che sembra subito offrirsi al visitatore nella sua interezza, ma poi in realtà ti spinge a girare tutto intorno per godere dei dettagli, ricercati particolari costruttivi, biglietto da visita di una serie di maestranze che hanno bottega lì e fanno parte dell’ambizioso progetto di rendere Made in Cloister il punto d’incontro tra artigiani e artisti, architetti, designer e creativi provenienti da tutto il mondo.
Due sono le cooperative che operano all’interno dell’HUB, DEDALUS e OFFICINE GOMITOLI. Entrambe sono specializzate nella realizzazione di manufatti e opere di varia natura destinati a musei, collezioni pubbliche e private, allestimenti per festival e rassegne; queste, oltre a tenere in vita l’antica tradizione artigianale napoletana, propongono tirocini formativi per i ragazzi a rischio del quartiere mirando quindi a riqualificare anche il tessuto sociale del territorio. Ed è su interventi come questi, di ampio respiro, che la città deve puntare per stimolare i giovani a reagire al torpore in cui è caduta, per misurare e spendere la sua creatività in un circuito internazionale di alto livello che le ridarà la dignità che aveva durante il regno borbonico e che è andata persa nel tempo.
Fondazione Made In Cloister, P.zza Enrico De Nicola 46 Napoli info@madeincloister.it 081 445272
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Foto di Viviana Falace