10 Febbraio 2020

Ikea, un Compasso d’oro sarebbe meritato per “Tarno”

"Tarno" è un combo essenziale e di successo: tavolino e sedie da piazzare ovunque, in esterno e in interno. Perché il design è fatto anche di utilizzi mainstream.

10 Febbraio 2020

Ikea, un Compasso d’oro sarebbe meritato per “Tarno”

"Tarno" è un combo essenziale e di successo: tavolino e sedie da piazzare ovunque, in esterno e in interno. Perché il design è fatto anche di utilizzi mainstream.

10 Febbraio 2020

Ikea, un Compasso d’oro sarebbe meritato per “Tarno”

"Tarno" è un combo essenziale e di successo: tavolino e sedie da piazzare ovunque, in esterno e in interno. Perché il design è fatto anche di utilizzi mainstream.

Lo vogliamo dare quest’anno il Compasso d’oro a IKEA? Il Compasso d’oro è il premio di design più ambito al mondo. Nato nel 1954, è stato assegnato nel corso degli anni ad oggetti iconici che sono rimasti nel nostro immaginario, molti dei quali rappresentano la storia del design italiano.

Orbene, per la prossima edizione propongo la candidatura di TARNO di IKEA: tavolino con sedie in legno e acciaio. Cosa ha di speciale questo set da interni, ma soprattutto da esterni? IKEA, lo sappiamo tutti, è l’azienda svedese che ha reso il suo fondatore miliardario grazie all’invenzione di un nuovo modo di produrre, vendere, spedire, montare, mobili dai nomi impronunciabili in tutto il mondo. Cercando TARNO sul sito apprendiamo che i cuscini sono venduti a parte, e pure il mordente per la manutenzione, possiamo leggere le istruzioni di montaggio e anche le recensioni degli utenti.

L’immagine dell’azienda che illustra Tarno. Ma sembrano essere molto più vive le foto che illustrano i suoi molteplici utilizzi.

Il designer no, o meglio, all’indicazione designer c’è scritto “IKEA of Sweden” che è come dire “designer interno”, R&S e cioè “ricerca e sviluppo”. P

raticamente non hanno chiamato a progettarlo un grande nome del design, nessun famoso Karim Rashid, nessun prolifico Nendo, no, TARNO è frutto di uno sconosciuto impiegato svedese o magari di un algoritmo, chissà. Questo set non ha in sé nessuna invenzione né di produzione, né di assemblaggio, i materiali non sono novità assoluta nel campo del design e, diciamolo, non è quell’oggetto che metti a casa e gli ospiti vedendolo dicono “wow”.

Non è neanche l’arredo più ergonomico che abbia mai provato, anzi lo consiglio solo per soste brevi. Allora perché lo candido? Per la sua diffusione. Passeggi per Napoli ed eccolo lì il set davanti al bar che vende sfogliatelle per i turisti, giri l’angolo ed eccolo di nuovo con due belle pizze a portafoglio sopra. Insomma pare che tutti i dehors napoletani non possano farne a meno.

Forse per distinguersi l’un l’altro, o magari per renderlo più comodo, i proprietari hanno cominciato a “reinterpretarlo”. C’è chi lo ha verniciato, chi ci ha abbinato un cuscino a pois, qualcuno ha appoggiato sopra il tavolino un piano in finto marmo. Stamattina al centro storico mi è parso di vederne uno tutto nero, ma poi ho guardato meglio e ho scoperto qualcosa che solo a un occhio allenato al design non poteva sfuggire: non era lui, ma un’imitazione quasi perfetta!

Più ci penso e più mi convinco che sì, TARNO lo merita proprio un compasso d’oro. Un prodotto che fa numeri così grandi deve avere necessariamente delle qualità che gli altri non hanno. Forse la maneggevolezza, certamente il rapporto qualità-prezzo, e, anche se non credo che sia intrinseca al progetto, la possibilità di personalizzarlo o comunque la voglia che fa venire a chi lo compra di farlo. Il fatto poi che vanti già delle imitazioni è per me la consacrazione definitiva.

Tanto basta per entrare nell’olimpo degli dei del design.

Questa è la “prima volta” della nostra nuova firma per la rubrica “Archi-Fatti”: Emilia Abate di Studio74 Ram.

 

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Emilia Abate

Emilia Abate, architetto, si laurea col massimo dei voti presso l’Università Federico II di Napoli, ma solo negli anni successivi scopre che la sua vera vocazione è il progetto. Con Francesco Rotondale e lo STUDIO74RAM si occupa di progettare case, uffici, chiese, negozi, arredi, prodotti. Alcuni lavori sono stati oggetto di mostre, pubblicazioni, premi in concorsi nazionali e internazionali. Dal 2016 fa parte del direttivo di Radicity, un’associazione che si occupa di rigenerazioni urbane ecosostenibili. Dal 2020 ha deciso di condividere con i lettori di The Way Magazine le sue riflessioni su design, architettura e urbanistica. Vive e lavora a Napoli.
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