29 Agosto 2017

Casamicciola e il post terremoto, può una tragedia trasformarsi in opportunità?

Proviamo a fare il punto su un tema scottante, alla nostra maniera: la positività e gli scenari dopo il sisma. Come a Favara.

29 Agosto 2017

Casamicciola e il post terremoto, può una tragedia trasformarsi in opportunità?

Proviamo a fare il punto su un tema scottante, alla nostra maniera: la positività e gli scenari dopo il sisma. Come a Favara.

29 Agosto 2017

Casamicciola e il post terremoto, può una tragedia trasformarsi in opportunità?

Proviamo a fare il punto su un tema scottante, alla nostra maniera: la positività e gli scenari dopo il sisma. Come a Favara.

Ormai è passata poco più di una settimana dal tragico evento del terremoto di Casamicciola del 21 agosto e fiumi d’inchiostro si sono spesi per stabilire colpe e responsabilità, come sempre senza arrivare a nulla di concreto. Ovviamente ora si parla di ricostruzione, anche se visti i precedenti dell’Aquila e di Amatrice, non possiamo dire di avere dei modelli virtuosi da seguire.

E allora io mi chiedo perché non provare a considerare questa tragedia un’opportunità per ripensare in maniera concettualmente diversa questi luoghi ormai distrutti. Sto pensando alla possibilità di trasformare le aree più colpite dal sisma in una centro culturale su modello di quello di Favara, il Farm Cultural Park, a pochi chilometri da Agrigento (in foto d’apertura), che ha dato una nuova identità a un territorio a rischio di spopolamento e degrado edilizio, proprio a due passi dalla Valle dei Templi. Inaugurato nel 2010, Farm rappresenta oggi una delle più significative operazioni di riqualificazione urbana in Europa; creata da Andrea Bartoli e Florinda Saieva, marito e moglie, lui notaio lei avvocata, è costata 20 milioni di euro e richiama 120mila visitatori all’anno affrontando temi come la rigenerazione urbana, l’arte contemporanea, l’architettura insegnata ai bambini.

L’uomo, la natura, la tecnologia e l’identità dei luoghi sono il centro di un dibattito sviscerato attraverso installazioni, murales, festival, performance e produzioni audiovisive. Proprio ultimamente se ne è molto parlato perché a fronte di tanto successo, a fine luglio un’ordinanza comunale ne aveva dichiarato abusive alcune istallazioni artistiche ponendo loro i sigilli e solo dopo 15 giorni di appelli giunti da moltissime comunità culturali internazionali, la Procura della Repubblica di Agrigento ne ha disposto il dissequestro assegnandole anche il riconoscimento di luogo di interesse pubblico.

Dal punto di vista architettonico, la Farm Cultural Park è una specie di casbah all’interno di Favara, dove una parte degli edifici abbandonati sono stati recuperati e trasformati in spazi espositivi, concept stores, giardini e luoghi di aggregazione. Le facciate bianche e nere decorate rimarcano l’intervento tra gli altri edifici non restaurati, evidenziandone la progettazione unitaria che ha accorpato alcune unità e creato nuovi percorsi e nuovi spazi di aggregazione più idonei ai diversi utilizzi.

Perché quindi non provare ad immaginare un recupero simile anche per le zone terremotate di Casamicciola? Basterebbe che più proprietari si costituissero in un consorzio per fare fronte comune nell’affrontare una ricostruzione che presupponga un modo diverso di fare turismo, non più legato solo alle affittanze, ma ampliando l’offerta turistica con attività spendibili durante tutto l’arco dell’anno, bypassando anche il problema della stagionalità. D’altronde Casamicciola è un’area a rischio sismico, vulcanico e idrogeologico. Assodato che i terremoti sono una certezza che purtroppo non è possibile prevedere in largo anticipo, l’unica difesa è la prevenzione. Se non si può evitare di costruire in aree a rischio, bisogna almeno costruire con criteri antisismici e soprattutto essere pronti con un piano di evacuazione. “Se gli edifici fossero stati in cemento armato o se si fosse usato la tecnica dell’incatenamento, le case avrebbero resistito meglio” dice in un’intervista Giuseppe Mastrolorenzo, vulcanologo e primo ricercatore dell’Osservatorio Vesuviano.

A conferma di ciò, i primi sopralluoghi effettuati dai tecnici sull’isola hanno riscontrato la buona resistenza al sisma delle ‘murature beneventane’ ovvero il sistema antisismico borbonico, una muratura rinforzata da una rete di elementi lignei. Infatti Ferdinando IV di Borbone, dopo il sisma del 1783, varò un regolamento antisismico le cui regole costruttive appaiono oggi più che mai valide, dove erano indicate ampiezze di 10-13 metri per le sezioni stradali principali e 6-8 metri per quelle secondarie e la necessità di nuove piazze le cui dimensioni dovevano essere calcolate in maniera da fungere, oltre che da mercato, anche da rifugio in caso di emergenza e dotate di vie di fuga per evacuarle in caso di necessità.

Quindi è palese che ricostruire le case crollate e quelle più danneggiate così com’erano appare inutile nonché pericoloso per il futuro. Ecco perché allora questa potrebbe essere l’opportunità per ridisegnare, secondo un progetto unitario e con una nuova funzione, alcune aree più a rischio della zona. Per gli abitanti sarebbe un’occasione per rivedere il proprio modo di vivere e di lavorare secondo una concezione più moderna e internazionale. Per farlo basterebbero interventi non costosi, ma innovativi nella loro visione d’insieme come bene comune, dove i singoli proprietari, consorziati sotto un’unica competente regia, diventino attivatori di nuovi processi in grado di sfruttare tutto l’anno le grandi risorse di questa terra magica fatta di mare e di fuoco, conosciuta e amata in tutto il mondo.

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Grazia Torre

Architetto, laureata con lode presso la Federico II di Napoli, si occupa prevalentemente di design di interni. Nel 2009 ha fondato l'Associazione www.napolicreativa.com con la quale organizza eventi per la promozione dell’architettura e del design partenopeo. Ideatrice e responsabile scientifica del premio di architettura “La Convivialità Urbana” pensato per creare una rete tra tecnici multidisciplinari e imprenditori capace di dare vita a processi di rigenerazione urbana attivi. Nel design ha ideato il premio "La Casa Conviviale", con lo scopo di avvicinare le aziende di eccellenza campane ai designer del territorio. Entrambi i premi prevedono l’esposizione e la votazione dei progetti da parte dei cittadini, perché "anche nel design la trasparenza e la condivisione dei pareri assicura una sana, proficua, ma soprattutto etica competizione". http://www.napolicreativa.com http://www.premiolaconvivialitaurbana.it https://www.youtube.com/user/napolicreativa
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