Nei luxury hotel siamo spesso abbagliati dagli ultimi ritrovati tecnologici senz’anima. Abbiamo avuto il privilegio di visitare in dettaglio un posto fuori dal comune, un luogo lussuoso e storico (patrimonio dell’Unesco) in un tratto di Costiera Amalfitana (quello che va da Amalfi a Positano) che è già un gioiello in paradiso. Siamo stati al Monastero Santa Rosa Hotel & SPA, un posto di così alto valore e identità che crea nostalgia appena lo si lascia. Il monastero è al centro di cinque percorsi su sentieri antichi sospesi tra roccia e mare ad altezze vertiginose. Per questa sua posizione è anche uno dei migliori ritiri di stile che la clientela globale sta scoprendo negli ultimi anni. Vi riporteremo l’estasi che tale raffinata e discreta destinazione evoca.
LA STORIA – A pochi chilometri dal centro della più antica repubblica marinara d’Italia, Amalfi, in Campania, inerpicandosi su strade a picco sul mare, siamo stati accolti in un’oasi di estrema bellezza dal general manager Flavio Colantuoni, approdato in Costiera Amalfitana dopo l’apprezzato rilancio di Palazzina Grassi a Venezia (ora inserito nel circuito Design Hotel).
Flavio è un gentleman veneto molto pratico e visionario che è riuscito a realizzare parecchi dei sogni che aveva per trasformare il monastero del 1600 in cuore dell’accoglienza di classe al passo coi tempi. “Oggi questo posto – ci dice orgoglioso – risplende grazie a un restauro meticoloso e filologico che ne ha rispettato la sua natura”. Flavio, che ha organizzato l’hotel con appena 20, esclusivissime camere e ben 58 dipendenti, è stato fortemente voluto a dirigere il lancio del Santa Rosa nel 2012 dall’imprenditrice Bianca Sharma. La signora Bianca, vedova del patron di Texas Instruments, ha speso parte del suo patrimonio per comprare il monastero e restaurarlo per 10 anni. “Se ne era innamorata – ci dice Flavio – visitando la costiera nel 2000. Ovviamente non sapeva dell’inferno legale che la aspettava quando ci ha messo mano, perché il posto era abbandonato ma aveva da subito deciso di trasformarlo in un hotel di lusso. Quando mi ha chiamato, io ero scettico…un’operazione titanica. Le ho detto: per aprire questo hotel ci vuole un miracolo”. E invece oggi è diventato uno dei riferimenti dell’accoglienza di lusso in Europa ed è nominato tra i migliori alberghi del mondo.
Merito di dettagli che Flavio si è inventato per coccolare i suoi danarosi ed esigentissimi ospiti. Il carrello di benvenuto ai clienti, con l’opulenza della frutta locale in bella vista, sembra uscito da un affresco di Pompei. Le ceramiche, discrete ma sicuramente presenti negli ambienti e sulle tavole, recano disegni e scritte personalizzate. Nelle camere, tutte ex celle ripristinate con volumi intatti ma col massimo comfort, si trovano arazzi comprati alle aste intorno al mondo dalla signora Sharma in persona. Arredi che rispecchiano lo stile spartano ed essenziale e soprattutto in linea con il luogo. Visitando gli ambienti, abbiamo toccato con reverente ammirazione tavoli e oggetti di 400 anni fa tirati a lucido.
Non c’è nulla di alterato qui, i volumi sono uguali, merito di un restauro attento per preservare anche gli ambienti dedicati ad attività ormai cessate, come il parlatorio delle suore o la stanza dove si trattavano le erbe officinali. Anche le porte che corrisponde a celle, in misura originale ma a norma di legge, sono state rispettate. “Nel restauro sono saltate fuori anche sorprese: un confessionale connesso con la chiesa, un affresco del 1200. I lampadari che erano stati trovati non bastavano per tutti gli ambienti e quindi dei bravi fabbri di Agerola li hanno replicati”, dice Flavio.
DETTAGLI – Gli aneddoti e la meraviglia si rincorrono nei maestosi e austeri corridoi del monastero. La signora Sharma ha portato qui due alabastri comprati a un’asta a Istambul per illuminare l’attraversamento dei suoi ospiti nelle aree di quello che era un ritiro spirituale.
A terra, la leggendaria Pietra di Gerusalemme che veniva impiegata nei posti sacri nel Mediterraneo. È arrivata da Israele con le navi fino ad Amalfi. Tutto quello che invece è stato ripiantato nel giardino a quattro terrazzi che degrada verso il mare, e i manufatti in pietra, sono stati trasportati con gli elicotteri. Abbiamo visto in un corridoio un tabernacolo che diventa ufficio per i clienti, con pc e stampanti a scomparsa. Un confessionale del 1600 usato come raccolta di lettere e appunti per migliorare il servizio (si fatica a credere possa esistere qualcosa di superiore!).
Le camere non hanno numero ma ognuna un nome di un’erba officinale che dopo attenti studi sono state ripristinate nell’orto così come venivano coltivate all’epoca delle monache. Sopra il monastero c’è la sorgente di acqua minerale che le suore di clausura hanno portato per prime al paese di Conca dei Marini, e se ne può ammirare il funzionamento seguendo l’acquedotto restaurato.
Valerie, artista italo-belga, ha dipinto i soggetti che decorano la carta del bar, il menù del dinner e lunch, quello della piscina, la carta dei vini.
BELLEZZA – I prodotti cosmetici di Officina Profumo Farmaceutica Santa Maria Novella, antica casa produttrice fiorentina, adornano i bagni delle camere, e sono alla base dei trattamenti della magnifica SPA, la più attrezzata della zona. Gli ambienti dell’area benessere sono scavati nelle fondamenta del monastero e, oltre a essere una mirabile opera ingegneristica, sono una gioia per tutti i sensi. “I clienti si scelgono l’olio che più è adatto al relax che desiderano e con l’essenza scelta procedono al trattamento preferito”.
Al Monastero Santa Rosa anche la musica soffusa cambia a seconda degli orari della giornata nei diversi ambienti. Così come le eleganti ma disinvolte divise del personale. “Li ho voluti tutti locali – dice il manager – perché volevo un legame col luogo. Sono stati chiamati per la professionalità, ma anche per la personalità: i giovani che hanno predisposizione a questo tipo di lavoro raffinato vanno incoraggiati e premiati”.
E tutti sembrano carichi di entusiasmo per rendere il soggiorno il più perfetto possibile. Anche se affacciandosi alla terrazza di benvenuto, ci verrebbe da pensare che la bellezza del paesaggio è talmente unica che basterebbe quella. La infinity pool sospesa nel vuoto che guarda l’orizzonte del golfo di Salerno è il pezzo forte del Santa Rosa ed è uno dei punti più fotografati della Costiera Amalfitana (ma è riservata agli ospiti). Tutto intorno, vegetazione spontanea a picco sul mare e fiori e decorazioni naturali in tema con la morigerata bellezza dell’edificio.
IL CONCETTO – Al Monastero Santa Rosa c’è un nuovo concetto di lusso e l’intuizione di Flavio Colantuoni funziona per questo. Ha voluto rispetto per quello che si è ritrovato in questo luogo magico, ma anche innovazione. Da un lato si è istituita una scuola di cocktail per far divertire i clienti, dall’altro si è valorizzato anche il micro-clima locale facendo leva, come in antichità, sui prodotti della terra. Parte della frutta e tutta la verdura che servono al ristorante Il Refettorio viene coltivata qui. E che preparazioni si inventa il talentuoso chef Christoph Bob, che dalla Germania è approdato in uno dei posti più belli del mondo, dopo anni di successi internazionali. “Sento come se non ci fosse bisogno di inventare niente in questo posto – ci dice lo chef chiaramente innamorato della cultura culinaria locale – e quello che mi sorprende e che sia la terra che il mare danno alle persone che vivono qui il meglio che si possa avere. Tipo, il piatto totani e patate? È perfetto, bisogna solo presentarlo all’altezza”.
Mister Bob, che ha anche ereditato la mitica ricetta della sfogliatella Santa Rosa, inventata proprio qui nel 1700, ci ha deliziato con una cucina di estrema cura e raffinatezza che rispetta la semplicità e la assoluta supremazia dei sapori locali. Astice al vapore di legno di ciliegio, risotto al provolone del monaco, spaghettoni con ortaggi del monastero, serviti su una terrazza a strapiombo sul mare da un’efficiente equipe di sala. Vino pregiato della vicina riserva Marisa Cuomo di Furore (ma la cantina ha pregiatissimi wines e spirits di ogni provenienza) e tortino agli agrumi di Amalfi hanno completato un pasto memorabile.
Il paradiso c’è? “A uno straniero che viene – dice Colantuoni – dobbiamo proporre essenza e nostra cultura. Abbiamo una chiesa del 1200 dedicata a Santa Rosa, attaccata al monastero che era di clausura. Quando andiamo in Medio Oriente e sentiamo il richiamo delle moschee ce lo ricordiamo per sempre. Non capisco come alcuni nostri comuni possano vietare le campane. Da noi, l’ospite che entra deve capire che tutto deve essere impostato alla cultura del luogo. Il lusso del terzo millennio deve essere più essenziale tanto più in questo luogo che è unico al mondo. Per questo all’arrivo all’ingresso si suona la campana, come quando le suore un tempo erano avvisate e guardavano dallo spioncino del portone di legno. La campana è gioia ed è un segnale del benvenuto. Il personale arriva, viene accolto il cliente con una limonata fatta da prodotti locali in un bicchiere di Murano blu che richiama i colori del mare che si vedono dalla prima terrazza davanti l’ingresso, dove esiste ancora un pozzo dove veniva raccolta l’acqua piovana. Questo è per noi the luxury of simplicity”.
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