Un Gala internazionale di danza per ricordare il Festival Internazionale del Balletto di Nervi, vetrina mondiale creata nel 1955 a Genova da Mario Porcile. La direzione artistica di Simona Griggio ha riunito al Teatro Manzoni di Milano questa settimana un cast d’eccezione per uno strepitoso spettacolo unico prodotto dall’Associazione culturale D’Angel, Angeli della danza e dello spettacolo.
Sul palco si sono alternati grandi professionisti che il festival di Nervi lo hanno vissuto in prima persona. Altri che lo hanno ricordato con degli interventi toccanti. Come quelli di Carla Fracci e Luciana Savignano, applauditissime nel viaggio della memoria che hanno offerto al pubblico in sala.
Si sono visti Maurizio Bellezza, Renata Calderini, il contributo di stelle del Teatro alla Scala e gli omaggi di Liliana Cosi con Nuovo Balletto Classico, Anna Razzi con artisti del Teatro San Carlo di Napoli, Pompea Santoro con Eko Dance International Project, Loredana Furno con Balletto Teatro di Torino, Paola Cantalupo con Cannes Jeune Ballet, Davide Bombana con artisti del Teatro dell’Opera di Roma e Béjart Ballet Lausanne, Roberto Fascilla con Premio MAB. E il contributo di Vittorio Biagi con i danzatori di Racconti con Conte. Tra le coreografie anche brani di Mats Ek, Itzik Galili, Mauro Bigonzetti, Claude Brumachon.
Per la direttrice artistica Simona Griggio, Per Sempre Stelle, questo il nome del gala, è stato un sogno di italianità ritrovata sul palco: “Abbiamo riunito professionisti di una danza che ha fatto scuola dall’Italia in tutto il mondo. Erano tempi, quelli del festival di Nervi, in cui il talento dei nostri danzatori era al centro del mondo“.
Ambiziosa l’idea (il coreografo Vittorio Biagi ha definito la Griggio “coraggiosa” nei ringraziamenti finali) e straordinaria la resa scenica. I giovani protagonisti di alcuni passaggi hanno davvero emozionato: Alexandr Serov, Rezart Stafa, Julia Rauch e Axier Iriarte, per citarne alcuni, sono stelle di prima grandezza che fanno ben sperare per lo stato di salute della danza.
Mario Porcile è stata una figura che ha davvero influenzato un’intera categoria di danzatori. Il Festival di Nervi è stata la prima manifestazione internazionale di danza che partita nel 1955 ha fatto conoscere al grande pubblico artisti quali Rudolf Nureyev, Carla Fracci, Vladimir Vassiliev, Ekaterina Maximova, Maurice Béjart, per citare alcuni nomi.
Sullo sfondo dello spettacolo, si sono viste immagini inedite del costituendo Fondo Mario Porcile a cura di Cro.Me.
Tra le coreografie, oltre a grand pas de deux tratti dal repertorio classico, brani di Mats Ek, Mauro Bigonzetti, Itzik Galili, Claude Brumachon e Davide Bombana. Se gli scaligeri Virna Toppi e Nicola Del Freo, in forza del legame fra Teatro alla Scala e Festival, in un emozionante passo a due da Caravaggio del coreografo Mauro Bigonzetti, Eko Dance International Project di Pompea Santoro, la celebre Giselle di Mats Ek in un divertente lavoro del coreografo svedese su musiche tradizionali, Giù nel Nord.
L’omaggio di Davide Bombana è stato invece un estratto da Prélude à l’après-midi d’un faune, per Federica Maine, Teatro dell’Opera di Roma, e Michelangelo Chelucci, Bèjart Ballet Lausanne.
Non sono mancati i brani di respiro più contemporaneo presentati da Paola Cantalupo con il Cannes Jeune Ballet, con Roberto Fascilla con Alessio Di Stefano, vincitore del premio MAB, e Loredana Furno con il Balletto di Torino in una coreografia di Itzik Galili in esclusiva per l’Italia.
Il finale ha rivelato la scelta vincente della direzione artistica, un pezzo costruito apposta per questa occasione unica. Vittorio Biagi, forgiato alla scuola di Genova di Mario Porcile con Paolo Bortoluzzi, ha danzato su un brano di musiche di Paolo Conte.

DANZA ITALIANA – L’italianità della danza per Vittorio Biagi è nata con Nervi, ci ha spiegato poco prima di andare in scena: “Questa sera è il ricordo di un grande genovese che nel 1954 si inventò un festival internazionale nel dopoguerra. In Italia c’era qualche danzetta nei piccoli enti lirici, ma non c’era nulla di simile. Ricordando Porcile la direttrice artistica ha pensato a me come testimone del festival storico. Stasera non pensavo di andare in scena, è da un po’ di tempo che non lo faccio. Mi sento bene, sono circondato da personaggi che hanno creato il balletto con me tanti anni fa“.
Che influenza ha avuto Vittorio Biagi sulle nuove generazioni? “I danzatori che hanno lavorato per me hanno avuto orecchie, cuore e testa per assorbire quello che io ho trasmesso, perché non mi sono mai tenuto tutto dentro, ho sempre dato”. Un po’ a malincuore, il grande ballerino e coreografo oggi riflette: “In Italia è un po’ diversa la situazione rispetto all’estero, in 30 anni di compagnia abbiamo tentato di portare la danza ai massimi livelli, specie nel centro-sud Italia è difficile. Siamo la terra del bel canto e basta, nell’immaginario comune. Ma i migliori ballerini sono italiani, vanno in Germania o Francia. Piace da noi la danza televisiva sporadica, ma il pubblico che viene a teatro e si appassiona è ancora da vedere”.
Per Alessandro Urso, protagonista elegante e di grande presenza scenica, con Biagi e altri danzatori del pezzo finale su musiche di Paolo Conte “la serata ha una forte valenza emotiva. Ho iniziato nel 1985 con Vittorio Biagi, all’epoca direttore di grandi compagnie. Ho fatto l’audizione per ballerini aggiunti per il teatro Massimo di Palermo per una coreografia di Maurice Béjart, Bolero. Arrivai dal Piemonte all’audizione a Roma e mi prese. Fino ad allora avevo studiato nelle scuole piccole di Torino con identità molto professionale. Pompea Santoro, che è in questo spettacolo, è stata un’allieva della stessa scuola. Siamo riuniti in una serata bellissima anche emozionante”.
Per sempre stelle ha riunito tutti i grandi danzatori degli anni scorsi che hanno lavorato in grandi produzioni. “Per me – continua Urso – la possibilità di lavorare professionalmente e l’importanza di lavorare con un maestro come non se ne vedono più, ha un valore inestimabile. Un grande bagaglio che mi porto dietro anche quando faccio spettacoli più leggeri. Ho fatto 14 anni di teatro Sistina, dopo esperienze in balletti ed enti lirici. Sto facendo il caratterista in uno spettacolo di Serena Autieri protagonista, queste basi mi servono eccome. Con me si snoda lo spettacolo, un incastro molto bello in un meccanismo teatrale che funziona”.
Urso dice che serate come questo gala sono “testimonianze preziose di una danza che non c’è più, anche se mi piace tutto ciò che è propositivo, innovativo. Cosa c’è rimasto in Italia? Verona ha chiuso, il San Carlo porta avanti la tradizione della danza, la Scala ealtre pochissime realtà, come teatro dell’Opera di Roma, resistono. Pensare che prima l’Italia era un vivaio di artisti di questa disciplina come nessun altro paese nel mondo”